Dalle carte dell’inchiesta Magnifica emergono anche gli scambi di favori con l’Ateneo di Catanzaro. «Un rapporto di corrispettività», lo definiscono gli inquirenti, sulla gestione delle borse di studio (ASCOLTA L'AUDIO)
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Le carte dell'inchiesta “Magnifica”, che ha fatto luce sul presunto sistema che gestiva l'Università Mediterranea di Reggio Calabria, non smettono di generare stupore per la sistematicità con cui alcuni comportamenti venivano messi in atto. In particolare le indagini fanno emergere uno spaccato sconcertante in merito alla gestione delle borse di studio.
Promesse tra università di Reggio e Catanzaro
«Mi ha detto, guarda… è in gioco il futuro della nostra Università». Le parole di Pasquale Catanoso, riportate dal professore Alberto De Capua, sono considerate dagli inquirenti «molto significative» per sottolineare l’importanza del soddisfacimento delle promesse reciprocamente scambiate tra università, in particolare quella di Catanzaro, e tra professionisti dell’ambiente accademico. Lo scenario è il corso di dottorato in Architettura che assegna alcune borse di studio, e per il quale viene messa in atto una vera e propria ripartizione delle stesse: «la regia di tali ripartizioni – si legge nelle carte – fa capo a Catanoso».
D’altra parte dalle intercettazioni è emerso come il professore Michele Trimarchi, ordinario di Scienze delle Finanze all’Università di Catanzaro, «pretendesse si collocare due sue studentesse nel corso di dottorato di architettura». Pretesa che deriva dal fatto che alcuni dei posti sono finanziati da borse dell’Università di Catanzaro. Si è quindi in presenza, secondo gli investigatori, di un «rapporto di corrispettività: da un lato l’interesse di Catanoso alla cura dei rapporti con gli altri Atenei, ed all’ottenimento di vantaggi quali ad esempio il finanziamento di borse di studio esterne che rappresentano utilità connotate anche dal valore economico, in quanto si traducono in opportunità professionali tangibili, e nell’accrescimento del prestigio dell’entourage dei docenti che possono circondarsi dei loro dottorandi; dall’altro l’interesse di analoga natura di Trimarchi affinchè due sue candidate possano accedere al corso di dottorato».
L'Università Reggio e le «logiche clientelari e di favoritismo»
Per gli inquirenti, dagli elementi raccolti si evince che «il sistema di reclutamento che vige presso l’Ateneo reggino, improntato a logiche clientelari e di favoritismo che non lasciano spazio a chi concorre disponendo delle sole “armi” della capacità, della preparazione, della professionalità e della lealtà». E poi ancora: «Risulta chiaro come la gestione della procedura concorsuale, grazie anche alla connivenza dei commissari, scelti non in base a competenza e affidabilità istituzionale ma in base ad altre esigenze – “affidabilità clientelare” – sia stata caratterizzata da una significativa opera di condizionamento diretto a far si che venissero favoriti alcuni soggetti, posta in essere da Catanoso, Neri, Amaro, ma anche da Zimbone che ha dovuto monitorare le attività della commissione per far si che i desiderata di Catanoso venissero realizzati».
Insomma è emerso come vi fosse un vero e proprio elenco di segnalati e come ad un certo punto soggetti ritenuti completamente “non all’altezza” per aver svolto prove scritte non valutate positivamente siano stati ripescati e rimessi in carreggiata risultando alla fine vincitori delle borse di studio in palio. Il ripescaggio è avvenuto attraverso l’attribuzione di specifici punteggi che all’orale avrebbero potuto consentire l’esito sperato da Catanoso.