VIDEO | All'iniziativa, organizzata dalla Questura, ha preso parte anche il vice capo della Polizia Vittorio Rizzi il quale ha inviato un messaggio di profonda solidarietà a Maria Antonietta Rositani. La donna, che venne bruciata viva dal'ex marito Ciro Russo, è ancora ricoverata a Bari in gravi condizioni
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
“Linea interattiva di assistenza nazionale antiviolenza”, ossia il progetto “Liana”, presentato oggi a Reggio Calabria, alla sala “Calipari” del consiglio regionale, dal questore Maurizio Vallone alla presenza delle massime autorità civili, politiche, militari e della magistratura, nonché del vice capo della Polizia, Vittorio Rizzi. E proprio la Polizia, insieme all’Arma dei carabinieri, utilizzerà questo protocollo quando le pattuglie interverranno per casi di violenza di genere, violenza domestica e stalking. Grazie a “Liana” tutti gli interventi, riguardanti questo tipo di reati, saranno registrati in un modulo comune alle due forze di polizia che confluiranno in una unica banca dati denominata “Pitagora”. In questo modo sarà possibile unificare, confrontare ed omogenizzare i dati di Polizia e Carabinieri rendendo immediata la verifica dell’esistenza di precedenti interventi nella stessa abitazione, o su richiesta della stessa vittima, anche quando all’intervento non sia seguita una formale denuncia o querela.
Il progetto
La simbologia di "Liana" è particolarmente significativa, un tramite, un legame, una congiunzione, tra la vittima della violenza di genere, soprattutto donne, e le forze dell’ordine che avranno più strumenti operativi per combattere questo grave fenomeno. Le donne che subiscono reati di questo tipo, possono infatti accedere ad uno speciale programma di tutela che consente di collegare il loro numero di telefono presso la centrale operativa della Polizia di Stato che risponde al numero di emergenza 113. Così, in caso di chiamata d’emergenza da quel numero, l’operatore del pronto intervento rileverà che la chiamata in entrata proviene da una vittima di violenza domestica e, all’atto della risposta, avrà sul monitor tutte le informazioni sulla vittima e sul suo aggressore. Compariranno i dati essenziali, ma anche quelli di geolocalizzazione, per garantire un immediato intervento anche nel caso in cui la vittima sia stata aggredita e non in grado di dare ulteriori indicazioni.
La lettera di Anne Russo
Stamani avrebbe dovuto presenziare anche Annie Russo, figlia di Maria Antonietta Rositani la donna bruciata viva dall’ex marito Ciro Russo, lo scorso 12 marzo, e che ancora si trova ricoverata a Bari in gravi condizioni. Assente per motivi scolastici, Annie ha comunque inviato una commovente lettera. «Povera mamma, quanto hai sofferto in silenzio- ha scritto la giovane, quante volte hai pianto la notte per non farti vedere da noi di giorno. Quante urla di schiaffi e di minacce tra quelle pareti che, se potessero parlare, chissà quanto male sul cuore e sulla pelle e quante cose racconterebbero. E per questo dico alle donne:” basta”. Urlate al primo schiaffo, perché dopo ne arriveranno altri, per finire poi un’immagine su una lapide al cimitero, o su un letto di un ospedale sofferenti come mia madri. È di questo che oggi voglio parlare ossia del risveglio delle vittime e del perché non avviene». Annie poi, ha posto l’accento anche su un dato allarmante. Ossia di tutte le denunce sporte dalla madre a cui però non è stato dato seguito. «Mia madre- ha scritto- aveva urlato questa paura, aveva fatto denunce, ma rimaste inascoltate ecco perché chiedo più attenzione verso chi trova la forza di denunciare».
La vicinanza a Maria Antonietta Rositani
Quella mattina del 12 marzo Ciro Russo ha percorso oltre 500 chilometri scappando da Ercolano e giungendo fino a Reggio Calabria, in via Frangipane, dove poi ha dato fuoco all’ex moglie. Nessuno si accorgerà della sua fuga. Sarà la stessa Maria Antonietta ad avvisare le forze dell’ordine che il suo ex marito la stava aggredendo. Nonostante fosse ai domiciliari i Carabinieri di Ercolano solo la mattina alle sette verranno informati dai familiari di Russo che l’uomo era evaso. Dal napoletano, però non giungeranno comunicazioni alle forze dell’ordine reggine. «Non compete a me fare valutazioni- ha dichiarato il vice capo della polizia Rizzi- sulle responsabilità degli uni o degli altri. Il tema qui è più complesso. Di fronte a determinati reati bisogna interrogarsi e queste domande- ha aggiunto- le poniamo all’autorità politica ossia se le misure cautelari non afflittive, come la custodia cautelare in carcere, possano essere idonee in casi di violenza di genere. È evidente- ha chiosato Rizzi- che se in questo caso la persona fosse stata detenuta questa condotta non l’avrebbe mai potuta porre in essere». Ed è per questo che comunque il vice capo della Polizia, tramite la nostra testata, rivolge un pensiero affettuoso a Maria Antonietta Rositani. «A lei va tutta la mia solidarietà- ha concluso Rizzi- e credo che oggi, con la presentazione di questo protocollo, si dimostra l’impegno militante delle forze di polizia e della magistratura, poiché quello che accaduto a lei non accada ad altre donne».