Nel piccolo paese cosentino, dove ha prestato servizio per dieci anni, c'è una comunità ancora attonita e incredula per l'efferato omicidio avvenuto nel Foggiano. La gente del posto ricorda il maresciallo come una persona solare, sempre disponibile e vicina ai cittadini
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Un uomo affabile, un degno servitore dello Stato, una persona perbene. Un vero carabiniere gentiluomo. È questo il ricordo unanime della comunità traentina di Crosia Mirto del maresciallo maggiore Vincenzo Carlo Di Gennaro, barbaramente ucciso a Cagnano Varano, nel foggiano, vicino casa sua, lo scorso sabato mattina.
Sulle rive dello Jonio se lo ricordano tutti, perché il maresciallo Di Gennaro, è stato per dieci anni (dal 1997 al 2007) anima portante della stazione dei carabinieri di Mirto, secondo dell’allora comandante, il luogotenente Salvatore Loria, che lo ha apprezzato e stimato sempre per la figura di uomo e militare.
Digennaro, il “maresciallo pugliese”, così lo chiamavano da queste parti, per le sue origini apule (era nativo di San Severo) così come tanti altri militari dell’arma che prestano servizio nella zona ionica, era arrivato a Crosia Mirto nel lontano 1997 appena conclusa la scuola sottufficiali. Era "alle prime armi" ma solo per formalità perché, da subito, ha improntato il suo servizio con tanta dedizione e tantissimo spirito di sacrificio ed una elevata professionalità. E questo in una terra difficile com’è la Calabria.
Un vero carabiniere di quartiere
Gli aggettivi comuni che a Crosia Mirto, nonostante siano passati dodici anni dal suo concedo dalla comunità traentina, sono unanimi: un uomo solare, morigerato, riservato e con il sorriso sempre in volto. Insomma, l’esempio perfetto di come deve essere un carabinieri di quartiere, una persona vicina alle persone.
«Sempre pronto a chiedere come andavano le cose»
«Se ne vanno sempre i migliori», mai commento così scontato continua a risuonare vero e reale sulle bocche dei mirtocrosioti. Ancora stamattina. «Lo vedevi sempre in giro – ci ha raccontato Giuseppe, commerciante del posto – in uniforme perfetta a camminare per le strade del nostro paese, fosse estate o inverno. Sempre li a vedere se le cose andavano per il verso giusto e sempre a domandarsi se c’era qualche problema o se le cose andavano bene. Davvero una persona buona».
«Una persona umile e non altezzosa»
«Non era assolutamente una persona altezzosa e arrogante» racconta invece Maria, un’altra commerciante oggi in pensione, che lo ricorda proprio per una particolarità: «Nei nostri paesi le persone più in vista e maggiormente rispettate sono il sindaco, il prete ed il carabiniere. Ognuno per il ruolo di spicco che ricopre nella nostra società. Un ruolo importante – ha detto – che spesso porta a darsi delle arie. Non per il maresciallo Di Gennaro che lo vedevi sempre con molta umiltà pronto a salutare tutti e a regalarti una battuta con il suo inconfondibile accento pugliese».
Il ricordo dei cittadini
«Era andato via da Mirto – ha aggiunto Peppino, un pensionato seduto in Piazza Dante, molto commosso - per avvicinarsi a casa sua e quando è andato via gli hanno fatto anche una festa. Era felice che andava via ma anche un po’ triste perché qui ha lasciato tante persone che gli hanno voluto bene. Se n’è andato – ha detto ancora Peppino con la voce rotta dalla commozione - per avvicinarsi alla famiglia e purtroppo è morto ammazzato con quella divisa che lui tanto amava. Come mi dispiace. C’ha lassat u’ mele ca’ (ha lasciato un ricordo bellissimo, ndr)!».
Il ricordo di associazioni e istituzioni
Commosso anche il ricordo del presidente dell’Associazione Basta Vittime sulla Statale 106, Fabio Pugliese, che ha avuto modo di conoscere il maresciallo maggiore Digennaro quando l’associazione era ancora agli albori: «Abbiamo potuto apprezzare non solo le sue qualità di uomo dello Stato, sempre contraddistinte dall’alto senso del dovere in particolare sulla famigerata e tristemente nota “strada della morte”, ma anche e, soprattutto, le qualità umane che sono proprie di chi indossa la Divisa della Benemerita Arma dei Carabinieri. Sabato – ha poi scandito Pugliese – non è morto un carabinieri: è morto lo Stato e ognuno di noi è stato ucciso, sotto i colpi di una violenza criminale».
Al ricordo del sottufficiale Digennaro, sabato scorso a poche ore dalla tragedia, si è aggiunto anche quello del sindaco di Crosia, Antonio Russo, che ha espresso il cordoglio dell’intera comunità ai familiari, per scomparsa inaspettata e che ha gettato tutti nello sconforto. E la memoria di Vincenzo Carlo Digennaro è così forte che è rimasto nei tempi. Nella stazione dei carabinieri di Crosia, oggi guidata dal maresciallo Ettore Caputo, a distanza di dodici anni, ancora lo ricordano con enorme affetto.
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