NOMI-VIDEO | Nel mirino dell'operazione denominata Carminius le famiglie Arone, De Fina e Serratore di Sant’Onofrio da anni radicate in Piemonte. Sigilli a beni per 45 milioni di euro
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Sono in totale 16 gli indagati dell’operazione antimafia denominata “Carminius” della Dda di Torino. Un’inchiesta che va a colpire la diramazione mafiosa in Piemonte del clan Bonavota di Sant’Onofrio. Una struttura mafiosa che, ad avviso degli inquirenti, si sarebbe da anni radicata a Carmagnola - provincia di Torino - e zone limitrofe, riconducibile alle famiglie Arone, De Fina e Serratore, tutte originarie di Sant’Onofrio e collegate alla cosca Bonavota che oltre a Sant’Onofrio opera anche a Maierato e parte del territorio di Pizzo Calabro. L’associazione sarebbe stata dedita a commettere reati in materia di armi, stupefacenti, riciclaggio e spendita di denaro falso, acquisendo in modo diretto il controllo di attività economiche nel settore edilizio, della ristorazione, dei bar, dei trasporti e del commercio di automobili.
Il tutto attraverso l'intestazione fittizia di società e il controllo del settore delle macchinette da gioco. Diversi anche gli appalti pubblici acquisiti dal Comune di Carmagnola. Questi gli indagati, tutti di Sant’Onofrio, molti dei quali residenti a Carmagnola: Salvatore Arone, Francesco Arone, Raffaele Arone, Antonio Arone, Francesco Santaguida, Antonino Defina, Nicola De Fina, Basilio Defina, Rocco Costa, Domenico Cugliari (alias “Micu i Mela”), Antonio Pilutzu, Gianmaria Gallarato, Francesco Mandaradoni, Francesco Pugliese, Antonino Buono, Nazzareno Fratea.
Quattordici sono indagati per associazione a delinquere di stampa mafioso finalizzata alla produzione e al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e truffa. Il gruppo sarebbe guidato da tre capi: Salvatore Arone di 60 anni, Francesco Arone (58 anni) e Antonino Defina (53 anni). Due uomini sono accusati invece di concorso esterno in associazione mafiosa: tra questi c'è il proprietario di due concessionarie di automobili.
Le indagini dei carabinieri di Torino erano iniziate nel 2012, mentre la Guardia di finanza indagava sullo stesso sodalizio di ‘ndrangheta dal 2015. Il valore dei sequestri di società, conti correnti e cassette di sicurezza supera i 45 milioni di euro.
Le intimidazione ai danni di amministrazioni comunali
Intimidazioni, minacce e attentati incendiari ai danni di amministratori comunali per impedire il varo di un regolamento più restrittivo sull'installazione delle slot machine nei locali pubblici. È uno dei risvolti dell'inchiesta della direzione Distrettuale Antimafia di Torino. Ad essere preso di mira dalle cosche è stato, in particolare, il comune di Carmagnola: tra il 2014 e il 2018 sono state incendiate le auto del vicesindaco Vincenzo Inglese e dell'assessore Alessandro Cammarata.
Il patto 'ndrangheta-cosa nostra
'Ndrangheta e mafia collaborano insieme e organizzano incontri per pianificare le strategie di controllo del territorio, in particolare nel sud-est della provincia di Torino. Anche questo è emerso nel corso dell'indagine 'Carminius'. Alcuni presunti esponenti legati alla 'ndrina Bonavota e uomini di Cosa Nostra attivi a Carmagnola e in alcune zone del Cuneese si sono spartiti il traffico di stupefacenti, estorsioni e le videoslot con una "gestione non bellicosa", come è stata definita dagli inquirenti.