Un anno fa il professore Nuccio Ordine lasciava questa vita. La notizia del malore che lo aveva colpito qualche giorno prima, aveva raggelato gli animi di una città intera e di quanti si rifiutavano di credere ad un tragico epilogo; ma, come scriveva Umberto Saba «Muta il destino lentamente, a un’ora precipita». Così è stato per il letterato, mosso da passione infuocata per le parole, Giordano Bruno e per il Rinascimento; studioso venerato al di là dei confini e che alla sua terra era rimasto, per sua volontà ferrea, attaccatissimo. Solo un mese prima delle sue esequie, Ordine aveva ricevuto un riconoscimento, il prestigiosissimo “Principessa delle Asturie”, e nessuno poteva immaginare che sarebbe stato l’ultimo.

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Ordine era parte di quelle menti illuminate, riconosciute al livello mondiale, riconosciute come colonne del pensiero moderno. A ricordarlo oggi ci penserà a Cosenza il poeta Daniel Cundari che nella Dimora Storica Giostra Vecchia, alle 18 partirà per un viaggio tra i libri di Ordine. Nei primi giorni di maggio il liceo classico Telesio lo aveva celebrato con una giornata dedicata. Nessun evento è invece stato organizzato dall’Unical.

Sessantaquattro anni, nato a Diamante classe ‘58, Ordine era considerato «il saggista italiano più conosciuto nel mondo» e uno degli studiosi di punta del Rinascimento e di Giordano Bruno a cui aveva dedicato scritti considerati dei classici: “La cabala dell’asino: asinità e conoscenza in Giordano Bruno” (1987), “La soglia dell'ombra: letteratura, filosofia e pittura in Giordano Bruno” (2003) e “Contro il Vangelo armato: Giordano Bruno, Ronsard e la religione” (2007).

Tradotto in trentadue lingue, il suo best seller “L’utilità dell’inutile” resta una delle sue pubblicazioni più note. «In questa società utilitaristica tutto ciò che non è utile si butta? - aveva spiegato in uno dei suoi interventi più provocatori -. Allora ripartiamo dall’inutile, per non farci inaridire lo spirito» dove per “inutile” Ordine intendeva tutto ciò che è slacciato da logiche prettamente consumistiche.