VIDEO | Il meccanico freddato per non aver ceduto alle pressioni del sua assassino ancora oggi latitante. Domenica Diano chiede per il marito lo status di vittima di mafia e si dice «abbandonata dallo Stato»
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Sono passati 23 anni da quel 21 febbraio del 1996, quando Giovanni Scappatura - il ras di Lazzaro vicino alla cosca Barreca - scaricò la sua pistola 7 e 65 sulle spalle di Francesco Giorgino: un meccanico poco più che quarantenne che aveva deciso di non cedere alle sue pressioni, di non regalargli un litro di olio e per questo doveva essere punito con la morte.
Ancora oggi, Domenica Diano - la moglie dell’uomo freddato con un colpo di grazia al petto - piange nel ricordare quella scena indimenticabile, registrata in maniera indelebile nella sua memoria ed in quella dei suoi due figli.
Pugliese, originario di Cerignola in provincia di Foggia, Francesco Giorgino era venuto in Calabria per seguire la sua futura moglie che aveva conosciuto a Milano e di cui si era subito innamorato.
La Calabria era diventata anche la sua terra per il mare e per l’amore che ad essa lo aveva condotto. Qui era diventato padre di Salvatore Maurizio e Annamaria e aveva aperto un'officina a Lazzaro, dove abitava.
Nel copione di questa tragedia sono due gli spazi vuoti. Quello incolmabile di una giovane vita strappata alla propria famiglia da una mano vigliacca e criminale. E quello, tuttora inspiegabile, lasciato aperto dallo Stato che ha abbandonato Domenica Diano - una donna forte che sta combattendo anche con un tumore - e i suoi figli.
«Siamo stati abbandonati da tutti, siamo stati abbandonati dallo Stato - ha detto Domenica Diano - adesso noi allo Stato chiediamo di avere verità e giustizia».
L'assassino è latitante
Giovanni Scappatura è scomparso nel nulla, insieme alla madre, da anni è inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi ma nessuno lo sta cercando. Domenica Diano chiede giustizia e vuole che lo Stato gli dia ciò che le spetta: il riconoscimento per il marito dello status di vittima di mafia che non gli è stato attribuito per un ritardo nella presentazione della richiesta. Quel tragico giorno Giovanni Scappatura, per altro sorvegliato speciale, stava lavorando con una motosega presso la sua abitazione, in prossimità dell’officina, quando si rese necessario un po’ di olio per lubrificarla. Mandò Benedetto per due volte a chiederla a Francesco Giorgino che però, non avendola, non poté soddisfare la sua richiesta. Un rifiuto obbligato che però costò la vita allo stesso Giorgino.
Una piazza intitolata a Giorgino
Il Comune di Motta San Giovanni ha deciso di dare un riconoscimento postumo a Francesco Giorgino. La piazza antistante alla casa di famiglia, quella dalla quale ogni giorno salutava la moglie e i figli prima di andare a lavorare nella sua officina, sarà dedicata alla sua memoria.
Da qualche anno pure il nome di Francesco Giorgino è tra quelli da non dimenticare che l’associazione “Libera” ricorda ogni 21 marzo in occasione della Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Il sindaco Giovanni Verduci e il vicesindaco Rocco Campolo hanno incontrato Domenica Diano, vedova di Francesco Giorgino, con lei hanno ricordato quei tristi momenti, la disperazione, le tante paure e sofferenze ma anche la solidarietà di una comunità che ha saputo stringersi attorno alla sua famiglia, in particolare ai figli, con gesti silenziosi ma importanti.
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