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Sono sei le persone raggiunte stamani da un provvedimento di custodia cautelare in carcere,eseguita dai Carabinieri dei Comandi Provinciali di Reggio Calabria e Vibo Valentia ed emessa dal gip del Tribunale reggino, perché ritenuti responsabili, a vario titolo, dell’omicidio di Giuseppe Canale, avvenuto il 12 agosto del 2011 a Reggio Calabria, frazione Gallico. Si tratta di Callea Salvatore, nato a Oppido Mamertina, 50 anni; Figliuzzi Nicola, nato a Soriano Calabro, 27 anni; Giordano Filippo, di Reggio Calabria, 41 anni; Iannò Sergio, nato a Melito di Porto Salvo, 45 anni; Loielo Cristian, nato a Soriano Calabro, 27 anni; Marcianò Domenico, nato a Reggio Calabria, 34 anni.
Le indagini, i mandanti e gli esecutori del delitto
Le indagini avviate a seguito dell’omicidio – consistite in intercettazioni, accertamenti tecnico-scientifici e dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia – hanno consentitofin da subito di inquadrare il fatto delittuoso in un chiaro contesto di criminalità organizzata, pianificato e realizzato in risposta all’omicidio di Domenico Chirico, avvenuto il 20 settembre 2010.
Nel dettaglio sono state delineate le responsabilità di Giordano, Marcianò e Iannò, appartenenti alla cosca “Condello-Chirico”,quali ideatori, determinatori e mandanti dell’omicidio; Callea è invece ritenuto responsabile di aver reclutato i killer, assicurando a quest’ultimi il necessario supporto logistico, garantendo la fuga a bordo della propria autovettura, ed infine Figliuzzi e Loielo, appartenenti quest’ultimi alla consorteria di ‘ndrangheta delle preserre vibonesi, di aver materialmente eseguito l’agguato per una cifra fra i 10 e i 14mila euro.
L’omicidio di Giuseppe Canale
Il 12 agosto 2011, alle ore 15:00, i Carabinieri di Reggio Calabria rinvenivano riverso sull’asfalto — in via Anita Garibaldi all'altezza del civico 221/A e 246 di Gallico Superiore — il corpo senza vita di un uomo, successivamente identificato in Canale Giuseppe, attinto da numerosi colpi d’arma da fuoco. Inoltre, sulla base dei primi accertamenti tecnici eseguiti sulla scena del crimine, veniva accertato che l'azione di fuoco — compiuta da due killer armati di pistola, giunti a bordo di uno scooter —aveva avuto inizio in un primo momento in piazza Calvario di Gallico Superiore, dove venivano esplosi i primi colpi, per poi concludersi in via Anita Garibaldi, luogo in cui veniva rinvenuto il corpo.
Durante l’azione di fuoco, uno dei proiettili esplosi aveva attinto in maniera accidentale alla coscia destra un passante, rimasto ferito, mentre alcuni fori provocati dai proiettili esplosi dai killer venivano rinvenuti su un tabellone presente all’esterno di un bar sito proprio all’interno della predetta piazza.
Immediatamente, gli investigatori del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria avevano inquadrato la vicenda in uno scontro finalizzato al raggiungimento di nuovi equilibri criminali nella frazione Gallico di Reggio Calabria, area sotto il controllo della cosca “Condello”.
In particolare, a seguito dell’arresto di Rodà Francesco, ritenuto reggente della locale di Gallico, il processo di ridefinizione degli equilibri interni alla cosca aveva interessato Chirico Domenico, esponente apicale dei “Condello” assassinato il 20 settembre del 2010, e lasciava presumere che potesse rientrarvi anche l’omicidio di Canale Giuseppe, pluripregiudicato scarcerato nel 2008 ed elemento di spicco della locale di Gallico.
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia
Successivamente, nel consentire la puntuale ricostruzione dei gravi fatti di reato inerenti una cruenta faida di ‘ndrangheta consumatasi a cavallo del 2011 e del 2012 nel territorio vibonese,le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia fornivano incidentalmente chiari e precisi elementi tra di loro pienamente convergenti, ma anche assolutamente compatibili con quanto acquisito dai Carabinieri.
Il ritrovamento dell’arma
In tal senso, seguendo le indicazioni di un collaboratore di giustizia i Carabinieri rinvenivano in Gallico, presso il parco della Mondialità, un revolver Colt, calibro 38 special con matricola obliterata, che — in virtù degli accertamenti esperiti dal Ris di Messina — risultava essere quella utilizzata nell’omicidio. (m.s.)