Venne ucciso a colpi di fucile il 31 maggio 2014 mentre era in compagnia del fratello, sfuggito all’agguato. Un omicidio, quello del 28enne Rocco Castiglione, maturato nella faida di Roccabernarda. Per quel delitto la Corte d’Appello di Catanzaro ha disposto tre ergastoli (conferme della sentenza di primo grado) e due pene ridotte per presunti mandanti ed esecutori, il cui ruolo è emerso dagli atti dell’inchiesta “Trigarium”.

Sarebbe stato Antonio Santo Bagnato, ritenuto dagli inquirenti il boss di Roccabernarda a trasformare la sua gang in un “locale” di ‘ndrangheta: passaggio attuato proprio grazie all’eliminazione di Castiglione. Quella morte gli avrebbe consegnato i galloni di capo indiscusso nel centro del Crotonese.

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Assieme a Bagnato, sono stati condannati all’ergastolo Antonio Cianflone e Antonio Salvatore Marrazzo, che parteciparono all’agguato. Condanne ridotte per Michele Marrazzo (per lui 21 anni e 8 mesi contro i 30 anni rimediati in primo grado) e Domenico Iaquinta, condannato a 9 anni (erano stati 12 in primo grado). Il pm della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo aveva chiesto di confermare per tutti l’esito del processo concluso in primo grado nel marzo 2021. 

All’agguato parteciparono tre sicari armati di fucile. Si erano nascosti nella vegetazione per sorprendere le vittime a bordo della loro auto. Rocco Castiglione cadde sotto i loro colpi, il fratello Raffaele riuscì a sfuggire e raggiunse la caserma dei carabinieri per chiedere aiuto fornendo i primi dettagli dell’azione.