La Corte d’Appello di Catanzaro ha confermato la sentenza di assoluzione emessa dal tribunale di Cosenza nel settembre del 2017 nei confronti di Giovanna Leonetti, la donna che il 20 febbraio del 2016 uccise la figlioletta di appena sette mesi, Marianna, soffocandola con un cuscino. I giudici hanno accolto la tesi difensiva e ritenuto la giovane biologa incapace di intendere e di volere, perché affetta in quel periodo, da una grave depressione post partum.

Un dramma che ha scosso la comunità

La tragedia si consumò all’ora di pranzo in un palazzo signorile affacciato sull’ultimo tratto di Corso Mazzini. Subito dopo l’infanticidio, la donna assunse dei barbiturici nel tentativo di togliersi la vita e rimase per lungo tempo ricoverata nel reparto di psichiatria dell'ospedale dell'Annunziata. Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Marcello Manna e Giuseppina Pezzi, attraverso una serie di accertamenti clinici, è riuscito a dimostrare l’infermità mentale della donna. In primo grado la Procura aveva chiesto la condanna a otto anni di reclusione, mentre in Corte d’Appello l’accusa aveva avanzato istanza per sottoporre l’imputata a nuove perizie. Per i magistrati di Catanzaro invece, non è stato necessario disporre ulteriori indagini. Per cui su questa triste e dolorosa vicenda è definitivamente calato il sipario.