L'insegnante 31enne e il suo carnefice erano molto conosciuti in città. Sulla cittadina tirrenica, da ieri, è piombato un silenzio surreale. La notizia ha gettato tutti nello sconforto (ASCOLTA L'AUDIO)
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Questa mattina al liceo Pietro Metastasio di Scalea la campanella è suonata puntuale. Ma Ilaria Sollazzo, 31 anni per sempre, in classe non c'è mai entrata. Il suo corpo giace in una fredda cella dell'obitorio dell'ospedale di Paola, dove l'hanno portata ieri mattina, dopo una breve sosta all'ospedale di Cetraro. Il magistrato che era di turno alla procura paolana, ha disposto che venga effettuata l'autopsia sulla salma per fare chiarezza sulla sua morte, per quanto già chiara possa apparire la dinamica.
Il copione dell'ennesimo femminicidio è sempre lo stesso. Ilaria è morta per mano dell'uomo che diceva falsamente di amarla. Antonio Russo, 25 anni, professione guardia giurata, invece la odiava, al punto da freddarla senza pietà con sette colpi esplosi dalla pistola d'ordinanza, la odiava tanto da essere infastidito dalla sua indipendenza, arrivata dopo anni di studio, e della ritrovata libertà. Così l'ha punita. Le ha spezzato i sogni e la vita per interrompere quella scia di serenità che Ilaria, dopo tanto dolore e sacrificio, aveva provato a ricostruirsi dopo la separazione. E poi, in preda alla disperazione, ha rivolto l'arma contro sé stesso, mettendo fine anche alla sua stessa esistenza.
Strazio e angoscia
Su Scalea, da ieri, è piombato un silenzio surreale. La notizia ha gettato tutti nello sconforto. Qui Ilaria e Antonio, e le rispettive famiglie, li conoscevano tutti. Lei, dapprima lavoratrice precaria, a giugno aveva realizzato il sogno di diventare insegante di sostegno ed era stata assegnata al liceo Metastasio, a un tiro di schioppo da casa sua. Era figlia di un imprenditore molto noto, anche lui deceduto prematuramente, e sorella di una dipendente comunale. Lui, invece, aveva fondato insieme al padre un'agenzia di vigilanza, ed era andato a convivere con Ilaria quando, nella primavera di due anni e mezzo fa, erano diventati genitori di una bimba. Ma quella felicità enorme in poco tempo si era trasformata in disagio, in un rapporto ormai logoro a cui la donna aveva deciso di mettere fino qualche tempo fa. Lui non si era rassegnato. Era andato via dalla villetta di via Paolo Borsellino, la stessa via diventata teatro della tragedia, ma non aveva rinunciato all'idea di poter tornare con la madre di sua figlia. E per tutto il tempo le aveva chiesto di ripensarci, le aveva chiesto spiegazioni che però Ilaria non voleva più dare. A inizio settembre la 31enne aveva finalmente preso servizio a scuola, facendo breccia nel cuore dei colleghi e degli alunni. Era tornata ad uscire con gli amici e a fare tardi, come i ragazzi della sua età, mentre nell'ex compagno la rabbia covava di giorno in giorno, fino ad esplodere come la lava di un vulcano.
L'efferato omicidio
La notte tra sabato e domenica Antonio Russo si era forse messo sulle tracce della ex compagna, che aveva trascorso una serata con gli amici. E non l'aveva trovata. Così ha atteso il suo rientro a casa fino alle 3 del mattino. Con la pistola tra le mani. Lei, forse costretta da lui, ha accostato l'auto e l'ha parcheggiata lungo il vialetto, a pochi metri dall'abitazione in cui la loro figlioletta dormiva beata, ignara di quello che stava per succedere. L'ipotesi degli inquirenti è che Antonio non le abbia dato nemmeno il tempo di parlare, di spiegarsi, e abbia aperto il fuoco. Ha crivellato il parabrezza della Lancia Ypslon bianca con sette proiettili, colpendo la giovane rimasta seduta al posto di guida. Poi il carnefice si è sparato con la stessa arma. I loro corpi li hanno ritrovati i vicini, quando già non c'era più niente da fare.
Comunità sotto shock
Da oltre ventiquattro ore sui social impazzano messaggi di cordoglio. Tutti ricordano Ilaria come una donna solare e gentile, con una grande forza d'animo e un amore infinito per la sua creatura. Nessuno si capacita per quello che è successo. Eppure, a fatto compiuto, qualcuno dice che il comportamento di Antonio destava da tempo qualche perplessità. Sono quelle azioni, quelle parole, che, spesso, si tende a sminuire, a cui si cerca di non dare peso, e che invece dovrebbero far scattare immediatamente il campanello d'allarme.