Si diceva orgoglioso di appartenere alla ‘ndrangheta e scriveva che il procuratore Nicola Gratteri avrebbe pagato con la vita se entro la fine del 2023 lui non fosse stato rilasciato.
Una lettera anonima contenete gravi minacce all’allora capo della Dda di Catanzaro e al sostituto Debora Rizza – oltre che ad altri magistrati del Distretto di Catanzaro – è arrivata all’ufficio di Procura il 24 gennaio 2023.
L’anonimo chiedeva che venisse ridimensionata l’accusa a suo carico di appartenere a una associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, per la quale si trovava detenuto. Lo scritto conteneva «gravi minacce di morte» nei confronti di Gratteri e del suo sostituto Debora Rizza. Si parlava di un attentato col bazooka, minacciando di morte anche il fratello di Nicola Gratteri «dicendo che era noto dove costui vivesse», così come erano noti i percorsi che eseguiva sempre lo stesso procuratore. Si evocava, inoltre, l’esistenza di una organizzazione pronta a uccidere, affermando «espressamente di essere orgoglioso di appartenere alla ‘ndrangheta».

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Non solo Gratteri, anche minacce a una coppia di Soverato

Già dalle indicazioni che conteneva la lettera minatoria – è scritto nell’ordinanza del gip di Salerno Marilena Albarano che ha condotto oggi all’arresto di Salvo Gregorio Mirarchi, 32 anni, di Montepaone – si potevano individuare elementi (dal periodo trascorso in detenzione all’imputazione contestata) che conducevano all’uomo oggi indagato per violenza o minaccia a pubblico ufficiale aggravata metodo mafioso.
Gli agenti della Squadra Mobile sono risaliti a Mirarchi, è scritto nei brogliacci dell’inchiesta, grazie a una perizia grafologica condotta dalla Polizia scientifica che ha utilizzato, come elemento di comparazione, un’altra lettera minatoria che Mirarchi aveva indirizzato a una coppia che aveva consegnato la missiva ai carabinieri di Soverato.
Una minaccia per causa della quale il 32enne era stato rinviato a giudizio.
In questa lettera il mittente era palese: Mirarchi Salvo Gregorio, detenuto nella casa circondariale di Crotone.

I manoscritti di Mirarchi in carcere

Anche i manoscritti di Mirarchi, custoditi nel carcere di Siano, sono stati acquisiti dalla polizia giudiziaria. E anche in questo caso la polizia scientifica ha ritenuto la grafia riconducibile a quella della lettera inviata alla Procura di Catanzaro.

Lettera spedita per intimidire

Secondo il gip di Salerno «può ritenersi pacifica la sussistenza di un grave quadro indiziario a carico di Salvo Gregorio Mirarchi» il quale avrebbe inviato la lettera con l’intento di intimidire e minacciare i due magistrati i quali per evitare gravi attentati alla loro vita e a quella dei propri familiari si sarebbero adoperati per scarcerare Mirarchi.
Mirarchi non ha raggiunto minimante il proprio scopo, semmai ha aggiunto un nuovo procedimento a quelli già pendenti sul proprio capo.