L’analisi del Piano 2024 evidenzia il gap dalle due concorrenti più vicine: «Per essere all’altezza dovremmo avere 3 milioni di vacanzieri in più». Le opinioni dei turisti confermano un potenziale che non si riesce a trasformare in un’offerta competitiva
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Sicilia e Puglia sono punti di riferimento lontanissimi, quasi irraggiungibili. Se la Calabria riuscisse a mettersi al livello delle sue vicine (e, in teoria, competitor) potrebbe (in effetti dovrebbe) attirare 3 milioni di turisti in più ogni anno. Almeno per adesso è più un miraggio che una prospettiva concreta.
Lo mette nero su bianco il Piano di sviluppo turistico sostenibile che approderà in Consiglio regionale il 14 febbraio. Gap storico, basta una frase per chiarirlo: le due regioni confinanti «hanno registrato un numero di arrivi circa tre volte superiore a quello della Calabria», che è quart’ultima in Italia per presenze turistiche e addirittura terz’ultima per la quota di turisti stranieri. La premessa del Piano licenziato dalla giunta regionale analizza lo stato dell’arte e costruisce un percorso per provare a migliorare il trend.
Altra parola chiave abusatissima: stagionalità. Il termine descrive (purtroppo) alla perfezione le caratteristiche della domanda turistica calabrese. È cosa risaputa: «i flussi turistici della Calabria, in linea con le altre regioni del Sud, sono caratterizzati da un’elevata concentrazione in determinati periodi dell’anno». Sembra banale, ma la dinamica pesa sulla gestione dell’overtourism, cioè la congestione delle strutture nel periodo di picco delle presenze e «in una maggiore difficoltà per le aziende turistiche di ripartire le spese annuali o fisse».
Il potenziale c’è ma il gap con Puglia e Sicilia è enorme
Il documento sottolinea, da una parte, che «le opinioni dei turisti confermano il potenziale dell’offerta ricettiva della Calabria» ma non può ignorare che «i dati sui flussi turistici suggeriscono la presenza di un forte sottodimensionamento della domanda turistica regionale rispetto ai territori limitrofi». Fuori dal burocratese: anni di politiche turistiche e investimenti milionari non hanno sortito gli effetti desiderati. I dati illustrano le conseguenze in maniera cristallina: il gap riguarda sia i turisti internazionali che i vacanzieri italiani. Per le sole presenze nazionali, «nel 2021 sono state registrate nella regione 202 presenze di turisti italiani in meno per chilometro quadrato in meno rispetto alla Puglia». La somma dei due deficit (stranieri e italiani) restituisce un numero monstre: «In assenza dei gap esistenti, si stima che la Calabria avrebbe registrato 3 milioni e 80mila presenze aggiuntive nel 2022».
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Gli investimenti della Regione: 12,6 milioni nel 2023, addirittura 30,6 per il 2024
Fin qui i dati che descrivono il fenomeno. Gli altri numeri chiave riguardano gli investimenti pensati per allinearsi alle regioni leader. Nel 2023 sono state impegnate risorse pari a 12,6 milioni di euro. I campi di intervento sono i più svariati: avvisi pubblici per le scuole di sci (120mila euro), interventi di certificazione delle Bandiere Blu (389mila euro), un progetto per la realizzazione di interventi destinati a parcheggi pubblici (2,6 milioni), sostegni alle imprese (3 milioni), viaggi di istruzione per per promuovere il turismo scolastico montano (158mila euro).
Per il 2024 la Regione ha intenzione di rilanciare: il Piano che sarà presentato alla Sesta commissione prevede l’impegno di 30,6 milioni di euro. L’idea è quella di puntare sul trasporto locale («connettendo i principali attrattori turistici») e, tra le altre cose, scommettere su «contenuti creativi di natura “seriale” e di divulgazione su canali specializzati», come la Rai o altre piattaforme. “L’anno che verrà” di Amadeus a Crotone e le puntate delle trasmissioni Rai dedicate alle bellezze della regione sono un esempio di questo genere di investimenti. In generale, il tentativo è quello di agganciare i cosiddetti turisti «repeater» italiani da Campania, Lazio, Lombardia e Puglia, che sono già i più affezionati alla Calabria, e turisti europei da Paesi di prossimità (Germania, Francia, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera e Liechtenstein) e dall’Europa centro-orientale.
Altro passaggio immancabile nelle politiche di investimento sul turismo: le fiere.
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Turismo, si punta (anche) sulle fiere internazionali: almeno 28 appuntamenti
Anche il Piano per il 2024 prevede la partecipazione a molti appuntamenti in tutto il mondo, secondo un copione consolidato. Tra le manifestazioni fieristiche, quelle ritenute «prioritarie» sono 28: si va dal Travel Expo di Oslo all’Itb di Berlino passando (ovviamente) per la Bit di Milano e il Salon International du Tourism di Parigi. Da San Paolo in Brasile all’Itb China di Shangai al Cannes Yachting Festival: la Calabria sarà presente con «eventi collaterali con l’obiettivo di rafforzare l’impatto turistico».
Torna, tra i propositi, anche quello di «valorizzare le attività cinematografiche e audiovisive» per promuovere il territorio, come accaduto già nel 2023 con le iniziative della Film Commission. E si punterà anche sul turismo delle radici per «coinvolgere gli italiani all’estero e gli italo-discendenti». Anche in questo caso sono previsti eventi in mezzo mondo: Argentina, Australia, Brasile, Canada e Stati Uniti. Massimo impegno per recuperare un gap: per adesso sembra incolmabile.