Sono 440mila gli addetti che rischierebbero la loro occupazione, con 13 milioni di arrivi in meno e un calo del fatturato di 23 miliardi di euro. Il presidente di Demoskopika snocciola i dati e chiede lo stato di calamità per il settore
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Se si decidesse, nell’immediato, per un secondo lockdown, quasi 100mila imprese rischierebbero il fallimento a causa di una ulteriore perdita di solidità finanziaria con una contrazione del fatturato pari a circa 23 miliardi di euro. Questo ingente calo si ripercuoterebbe immediatamente sul mercato del lavoro con una perdita di ben 440mila posti.
È quanto emerge da una stima dell’Istituto Demoskopika sulla base di dati rilevati da alcune fonti quali Siope, Banca d’Italia, Istat, UnionCamere e Cerved.
«Il Governo riconosca lo stato di calamità turistica», tuona il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio. Infatti, nel solo bimestre novembre-dicembre dell’anno in corso, si stima una diminuzione di 13 milioni di arrivi che ridurrebbero di ben 35 milioni i pernottamenti nel sistema alberghiero ed extra-alberghiero italiano.
Il settore turistico era già stato fortemente danneggiato nel periodo successivo al primo lockdown. In estate, infatti, si sono registrate 65 milioni di presenze in meno rispetto all’anno precedente, per un totale di 100 miliardi di euro persi.
Per evitare il fallimento e le innumerevoli perdite è necessario, dichiara Rio «un immediato pacchetto di provvedimenti che contenga misure di azioni di tutela a imprese e lavoratori autonomi della filiera quali, ad esempio, il credito d’imposta, il rafforzamento degli ammortizzatori sociali o l’istituzione di fondo per la copertura delle insolvenze o dei fallimenti».
Bisognerebbe, inoltre, sempre secondo il presidente di Demoskopika, sostenere il turismo attraverso incentivi per le assunzioni dei lavoratori e strategie di promozione del settore sul mercato internazionale.