Le accuse sono di reati tributari, truffa e autoriciclaggio, 13 gli indagati. Deus ex machina l'azienda creata nella Capitale nell'agosto 2020 dalla famiglia Molinaro di Lamezia Terme
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Sarebbe la società Crescita Italia Srl, creata a Roma nell'agosto 2020 dalla famiglia Molinaro di Lamezia Terme, il deus ex machina dell’operazione condotta dalla Procura di Roma e che ha portato ad indagare 13 persone e a sequestrare 110 milioni di crediti fiscali.
Al centro dell’organizzazione i famosi bonus Covid per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà ma che sarebbero stati ottenuti ricorrendo a reati tributari, truffa e autoriciclaggio. A scrivere la parola fine su una prassi consolidata gli uomini della Guardia di Finanza, mentre a dare il via ai sospetti e agli approfondimenti un'analisi di rischio sviluppata dall'Agenzia delle Entrate sulla spettanza dei bonus previsti dai decreti Rilancio e Cura Italia del 2020, connessi alle spese di locazione di immobili ad uso non abitativo e riconosciuti sotto forma di crediti d'imposta in misura pari a una percentuale dei canoni effettivamente versati (fino al 60%).
Secondo gli inquirenti, la società Crescita Italia Srl, creata a Roma nell'agosto 2020 dalla famiglia Molinaro di Lamezia Terme avrebbe acquisito crediti per la cifra posta sotto sequestro oggi da 700 persone diverse, per lo più extracomunitari che gestiscono piccoli supermercati tra Roma e Napoli.
Le verifiche avrebbero portato alla luce la "fittizietà" dei crediti di imposta, che sono stati ceduti attraverso un sito internet della società che operava in tutta Italia e che si proponeva come soggetto giuridico capace di far conseguire alla clientela 'liquidità mediante lo smobilizzo immediato di crediti di imposta derivanti da norme speciali', acquistandoli e pagandoli subito dopo aver svolto, come dichiarato, controlli documentali circa la loro genuinità, per poi cederli a sua volta a terzi, dietro compenso.
Nei primi dieci mesi del 2021, secondo le indagini, l'impresa avrebbe acquistato crediti di imposta per un valore nominale di oltre 110 milioni da diversi soggetti molti dei quali, in base ai primi riscontri, «risulterebbero privi di consistenza imprenditoriale o, comunque, non potrebbero beneficiare delle agevolazioni fiscali».