I fatti risalgono al 2011. La sentenza di primo grado è arrivata dal Tribunale di Lamezia Terme nove anni dopo, nel 2020. Quella di appello nel 2024.

La Corte d’Appello di Catanzaro, presidente Alessandro Bravin, ha emesso la sentenza di primo grado relativa a una truffa assicurativa in concorso aggravata dal metodo mafioso ed estorsione. In primo grado, a ottobre 2020, infatti, erano stati condannati Franco Trovato, 48 anni (a sette anni e sei mesi di reclusione) e l’avvocato Giovanni Scaramuzzino, detto Chicco, 48 anni, (5 anni e 4 mesi). Coinvolti erano anche Luigi Trovato, fratello di Franco, ucciso a marzo 2022, e Antonio Voci (condannato a sette anni in primo grado, non ha fatto appello e la sua sentenza è divenuta definitiva).

In appello l’avvocato Scaramuzzino, difeso dall’avvocato Francesco Gambardella, è stato assolto dall’estorsione, per non aver commesso il fatto, mentre per il fraudolento danneggiamento di beni assicurati (aggravato dall’aver agevolato la cosca Giampà) è stato dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Da quest’ultimo reato, inoltre, è stata esclusa l’aggravante mafiosa e questo ha comportato una riduzione della pena per Franco Trovato a sette anni e cinque mesi di reclusione.

La truffa assicurativa e la prescrizione

Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero denunciato falsamente il verificarsi di un incidente stradale traendo in inganno una compagnia di assicurazioni. La truffa sarebbe stata ideata, tra gli altri, da Voci e i due Trovato per «guadagnare illeciti proventi per se stessi» e per risarcire la persona coinvolta nel falso sinistro, nonostante il rifiuto della stessa, anzi, piegandola alla propria volontà con minacce implicite ed esplicite di gravi ritorsioni.

La “vittima” sarebbe stata poi assistita dall’avvocato Scaramuzzino «su mandato occulto e interesse» di Luigi e Franco Trovato.
Non solo. Scaramuzzino avrebbe avvisato Luigi Trovato del fatto che la parte offesa aveva chiesto l’incartamento della pratica risarcitoria facendo in tal modo scaturire il reato di estorsione.

Il fraudolento danneggiamento di beni assicurati sarebbe avvenuto a maggio 2011, 13 anni fa. La Corte ha deciso per l'esclusione dell'aggravante e ha dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione.