Avrebbe omesso i controlli nella fase di verifica dei requisiti tecnologici e strutturali per la verifica dell'accreditamento della clinica privata
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Finisce anche l'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, già sciolta per infiltrazioni mafiose, nell'inchiesta messa a segno ieri dalla Guardia di Finanza sulla presunta truffa ordita dalla clinica privata Sant'Anna Hospital che gli avrebbe fruttato oltre 10 milioni di euro di rimborsi per l'erogazione di prestazioni assistenziali in regime di accreditamento.
Tra gli indagati spunta anche il presidente della commissione aziendale per l'accreditamento dell'Asp di Catanzaro, Domenico De Fazio, accusato del reato di rifiuto o omissione di atti d'ufficio. In particolare, in sede di procedura di verifica convocata nell'agosto del 2017 sul mantenimento dei requisiti organizzativi, strutturali e tecnologici della struttura provata accreditata Sant'Anna Hospital - una verifica necessaria per confermare l'accreditamento - limitava senza motivo il controllo ai soli requisiti organizzativi, omettendo di effettuare il sopralluogo nella clinica e tralasciando ogni aspetto circa il mantenimento dei requisiti tecnologici e strutturali.
Nell'indagine risultano indagati anche i vertici della clinica specializzata nella cura di patologie cardiache: il legale rappresentante Rosanna Frontera, il direttore generale Giuseppe Failla e l'ex direttore sanitario Gaetano Muleo, tutti accusati di truffa aggravata ai danni del servizio sanitaria e frode in pubblica fornitura. Secondo le indagini della Procura, la clinica privata avrebbe ricevuto 10 milioni di euro a titolo di rimborso per le prestazioni assistenziali erogate pur non essendo in possesso dei requisiti. Nello specifico, le Fiamem Gialle hanno rilevato la totale assenza di attrezzatura e personale nell'unità di terapia intensiva coronarica. I pazienti sarebbero stati, quindi, trattati nel reparto di Cardiologia e nell'unità di terapia intensiva coronarica.