Tropea oggi si è svegliata diversa. E no, che non è una frase fatta. Perché con la morte di Donna Gilda Alia, classe 1911, 107 anni vissuti magnificamente, scompare un’epoca. Ne rimarrà l’eco nei vecchi salotti in velluto cremisi delle famiglie bene. Nelle foto sbiadite in cornici d’argento, giovinezze di Ventennio, atmosfere che possiamo solo ricordare dai racconti dei nostri nonni, e che lei aveva vissuto in prima persona, che non riuscivi a crederci fosse stata loro coetanea quando te li raccontava, quando se li ricordava lì ed ora, compagni di gioventù.

La memoria storica

Che rumore fanno, le epoche, quando si chiudono? Fanno il rumore d’un saluto commosso e silenzioso. Quello dato al feretro della nobildonna dalle decine di compaesani d’adozione, lei spostatasi da Parghelia a Tropea dopo il matrimonio con Domenico Romano. Gli stessi che per due giorni hanno salito e sceso le scale della sua casa tropeana; tanti, commossi, dispiaciuti, che quando una figura così si perde, si stacca un pezzo di cuore e di anima della città. Si sono dati il cambio per l’ultimo saluto amici dei figli, Nicola e Peppino, sindaco quest’ultimo di Tropea per diversi mandati, e che aveva nella mamma la prima e più fervida sostenitrice elettorale; rappresentanti della Tropea nobile, quale quella cui lei apparteneva, che ne descrivono l’attività di moglie e madre esemplare, infaticabile supporto maritale alla gestione di terre e contadini; nipoti e amici dei nipoti - ragazzi belli, giovanissimi, inseriti e mondani - eppure tristi e silenziosi al suo cospetto, nella loro composta eleganza di giovani del Sud, che qui sanno bene come ci si comporta e come ci si muove di fronte alla scomparsa d’una persona cara, di fronte alla venuta meno di un simbolo.

La piazza virtuale

Tutti la ricordano, sulla piazza virtuale e quella fisica, sui social e nelle vie, nella sua instancabile attività di propaganda elettorale a favore del figlio sindaco, oggi presidente del Club per l’Unesco di Tropea, e capo dell’opposizione in consiglio comunale. La sua frase celebre: “Nc’u dati ‘u vòtu a Peppino mio?", viene riproposta da più parti col rispetto, la tenerezza e l’ammirazione per una figura d’antica levatura quale la sua. "Ooooh, che bellu stu figghiu! Scrive la nipote sul suo profilo Facebook, già mamma, ricordando, a proposito del pronipote: Tutte le volte che lo vedevi, lo dicevi sempre. Gli insegnerò a ricordarti cosi! Ciao nonna Gidda. Ciao guerriera!”. E c'è da dire che tutti i commenti insistono commossi sull’unicità della sua figura: “La perdita di Donna Gilda, la memoria storica di una Tropea ormai dimenticata, una donna ultracentenaria con una eleganza che faceva invidia alle quarantenni di oggi, e un amore viscerale per la famiglia e la sua città”, scrive un amico. Altri, ribadiscono: “Un pezzo di storia tropeana ci ha lasciati, Donna Gilda non è più con noi (…) è stata una testimone del nostro tempo, una grande donna, lascia un ricordo indelebile. Non basterebbe un libro intero per raccontare del suo grande attaccamento alla famiglia e al paese, lei era il nostro passato: quello degli anni migliori”. E ancora: “una donna straordinaria, un pezzo della migliore storia di Tropea che se ne va, che non si potrà mai dimenticare”.

Un simbolo che se ne va

Tutti concordi: un simbolo ci lascia, e la comunità si stringe attorno ai suoi cari. Il 31 luglio, alle ore 17, la Cattedrale ospiterà le esequie, celebrate da Don Ignazio Toraldo. Sarà un saluto forte. Una partenza pesante. Una città che si è risvegliata diversa, priva d’una mamma che non ha mai smesso di essere tale, sino all’ultimo istante di una vita lunghissima, ricca, intensa. Gilda: una donna che apparteneva al Sud dei grandi, quello raccontato dai romanzieri e rimpianto dai signori, da oggi non è più con noi. Ma rimarrà sempre nel nostro ricordo.