L'amministratore del Comune sciolto per sospette infiltrazioni mafiose chiede vicinanza e partecipazione alla battaglia contro quello che definisce un «errore»: «Aiutatemi col vostro affetto a smontare gli effetti perversi di quanto è stato ordito contro gli straordinari risultati ottenuti in questi cinque anni»
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«Ho bisogno dell'affetto di tutti voi, difendiamoci con dignità ed orgoglio. L'errore di Tropea cambierà l'Italia». Lo scrive in una lettera aperta-appello ai tropeani il sindaco Giovanni Macrì, dopo il commissariamento dell'Ente per infiltrazioni mafiose.
«Mai come in questo momento - scrive - Tropea e tutto ciò che essa significa e rappresenta, ha bisogno di voi, del vostro sostegno e del vostro orgoglio. Quello che abbiamo costruito e raccontato in questi anni non è stato affatto un miracolo, non ci è stato regalato o concesso da altri: abbiamo fatto tutto da soli, perché ci abbiamo creduto, ci siamo organizzati e non abbiamo perso un'occasione. Siamo diventati capaci non solo di risanare degrado, abbandono, isolamento e debiti ma di produrre reddito e benessere direttamente dall'industria turistica».
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«Abbiamo dimostrato - prosegue - cosa significa e perché serve governare la bellezza, per la qualità della vita di tutti, residenti e ospiti. Abbiamo promosso e posizionato Tropea come destinazione turistico-esperienziale, ricercata e visitata in tutti i mesi dell'anno, in tutti i continenti, rendendola attrattiva assieme a tutta la Costa degli Dei e come mai accaduto prima, a target ed investitori importanti. E con Tropea, la stessa Calabria è entrata finalmente con un'altra faccia, nuova, bella, pulita, capace, produttiva, competitiva e leader nell'opinione pubblica mondiale».
«Per questo motivo - afferma ancora Macrì - abbiamo letteralmente sbalordito l'Italia intera, per la nostra determinazione nonostante tutto e tutti, per le nostre capacità di guardare oltre i confini regionali e nazionali, per la nostra visione e prospettiva, ma soprattutto per la dignità che abbiamo tirato fuori, difeso, voluto e saputo mettere al centro di tutte le nostre iniziative, condividendola col destino e la voglia di riscatto finalmente riesplosa di tutti i calabresi. Tutto ciò lo abbiamo fatto, a testa alta e senza alcun complesso di inferiorità, dal cuore del Sud e da quella che resta l'ultima regione del Paese».
«Ecco perché - dichiara - oggi è esattamente a quell'orgoglio ed quella dignità di ciascuno di voi che faccio appello, perché ho bisogno anche io del vostro affetto, della vostra vicinanza e soprattutto della vostra onestà intellettuale. Ne ho bisogno per trarne la forza e l'energia positiva indispensabile per superare anche questa che non deve essere vissuta come l'ennesima, assurda parentesi ed intollerabile sospensione della democrazia alla quale dover abituarci da calabresi e meridionali, ma che dobbiamo invece ingaggiare, vivere e vincere come una battaglia epocale per la libertà, per il diritto e per lo sviluppo della nostra terra. Perché indietro non si può tornare. Non vogliamo tornare. E non può bastare in questo momento storico soltanto l'affetto, la stima e l'entusiasmo dei tantissimi che fino ad oggi mi son stati vicino. Serve altro e serve di più».
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«Serve adesso - continua - anche e soprattutto la vicinanza di quanti pur avendomi sostenuto all'inizio hanno poi deciso di allontanarsi o di prendere le distanze, contestandomi atteggiamenti e metodi che forse solo oggi, alla luce degli appetiti e delle mani che stanno per riemergere su una Tropea senza governo e senza controllo, potrebbero e dovrebbero essere compresi meglio di prima. A tutti loro dico aiutateci ed aiutatemi col vostro affetto a smontare gli effetti perversi di quanto è stato ordito contro gli straordinari risultati ottenuti da Tropea in questi cinque anni, un danno preparato per tempo ma che si consuma oggi anche grazie purtroppo al silenzio ed all'indifferenza di quanti, in buona o cattiva fede, in tante occasioni avrebbero potuto e dovuto difenderci».
«Le cose importanti, la nostra terra, il futuro che siamo riusciti a prendere nelle nostre mani - scrive Macrì - devono essere difese senza se e senza ma, anche e soprattutto perché nessuno, non certo lo Stato pagherà i danni ed i fallimenti certi che deriveranno dall'assenza totale di controllo, governo, progetto e legalità che potrebbe derivare, così come tante volte è capitato, da una delle tante, troppe fallimentari gestioni commissariali che in oltre 30 anni di dannosi scioglimenti dei consigli comunali per presunte infiltrazioni mafiose hanno soltanto lasciato macerie. Ed allora alla mia terra ed a Tropea dico che vinceremo insieme, se insieme capiamo adesso che non ci sono distinzioni da fare e tempo da perdere».
«Serve il vostro affetto, serve al vostro sindaco, a Tropea ed alla Calabria che oggi è il vero bersaglio di questo che faremo diventare, statene certi, l'ultimo colpo di coda di una vergognosa legge medioevale, che non ha mai risolto nulla, che continua a danneggiare tutti e che per troppo tempo abbiamo tollerato tutti a testa bassa».
E conclude: «Ora basta! Dopo l'errore storico e imperdonabile commesso a Tropea e contro la Calabria, cambierà l'Italia».