Una torbida vicenda, tutta da chiarire e da prendere con le pinze. Da un lato c’è un trentenne aspirante giornalista e attivista politico - si chiama Pietro Serra e proviene dalla provincia di Sassari - dall’altro due sacerdoti che - ha denunciato il giovane ai carabinieri di Sorso (Ss) - lo avrebbero molestato sessualmente in tre differenti periodi di permanenza nella provincia di Vibo Valentia.

 

La storia diventa nota all’opinione pubblica perché - formalizzata la denuncia in Sardegna - l’aspirante reporter la racconta, con tanto di riferimenti temporali, nomi e cognomi, su un sito web dedicato agli abusi sessuali commessi da rappresentanti del clero. La storia poi rimbalza sul web e, sentendosi calunniati, i due sacerdoti chiamati in causa annunciano querela per calunnia e diffamazione. E così la Procura di Vibo dovrà condurre da un lato un’inchiesta per molestie sessuali che vede come parte offesa Pietro Serra, e dall’altro, una per calunnia che vede come parti offese i sacerdoti

 

L’aspirante giornalista viene descritto dai due preti come un ragazzo con tutta una serie di problemi a cui avrebbero dato aiuto. E Serra della sua infanzia difficile - orfano di un genitore e l’altro lontano - non fa mistero. L’impegno nell’associazionismo cattolico lo mette in contatto, tramite i social, con uno dei due sacerdoti che per aiutarlo, ad un certo punto, lo invita a raggiungerlo nella provincia di Vibo. Nel suo andirivieni tra la Calabria e la Campania, dove vive la madre, tra agosto e dicembre 2017, sarebbero stati tre gli episodi molesti subiti da Serra. Li avrebbe denunciati dopo la rottura del suo rapporto coi sacerdoti. Uno dei due chiese e ottenne un contributo comunale per la chiesa. Il giovane si aspettava di essere pagato con quei soldi per l’attività - che sostiene sia stata svolta in nero - come custode della stessa chiesa, ma ciò non avvenne. Poi la denuncia, anche pubblica, di una vicenda sulla quale solo la magistratura potrà fare piena luce.