L’avvocato del collaboratore: «Non ne so niente. L’autorità giudiziaria accerterà». Il testimone di giustizia: «Ho verificato e mi prendo tutte le responsabilità». Le cosche denunciate, il giudice condannato per concussione e la scorta «inadeguata». Vita di un uomo «in esilio»
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«Apprendo adesso questa notizia. Ad ogni modo l’autorità giudiziaria accerterà». Poche, stringate parole da parte dell’avvocato Manfredo Fiormonti, difensore del collaboratore di giustizia Andrea Mantella. Il legale, raggiunto al telefono ieri sera, afferma di non essere a conoscenza di una chat tra il proprio assistito e il testimone di giustizia Pino Masciari – ex imprenditore edile che nel 1994 denunciò le cosche – che domenica è uscito su La Stampa con una intervista (e in serata con un comunicato) nella quale ha raccontato di avere chattato, un anno fa, con il collaboratore Mantella su Messenger.
Pino Masciari, contattato da LaC News24, si mostra sicuro dei propri argomenti. Gli chiediamo come abbia fatto a sapere che la persona che gli scriveva su Messenger fosse proprio il collaboratore Mantella. «Mi ha dato il nome del suo avvocato dicendo che avrei potuto contattarlo per verificare che fosse lui. È un legale di Latina (cosa che corrisponde al vero, ndr)».
E lo ha chiamato? «Sono riuscito a sapere che era il suo legale tramite terze persone, non mi faccia dire di più», afferma Masciari. Il testimone è sicuro del fatto suo: «Me ne assumo la responsabilità – dice – non sono mai stato smentito».
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Il messaggio di Mantella
Il testimone di giustizia racconta di avere chattato con Mantella per tre giorni. Mantella gli avrebbe rivelato che «le persone che la odiano le ho già indicate all’autorità giudiziaria, credo che tutt’ora siano omissate e ho quindi l’obbligo di mantenere il riserbo. Però le dico che nelle Serre vibonesi nel 2004 soggetti dei cosiddetti “viperari” (una consorteria di ‘ndrangheta ndr) avevano intenzione di vendetta nei suoi riguardi chiedendo ausilio a una feroce cosca di Sant’Onofrio ai tempi mia alleata. Più di questo non posso dirle finché non saranno discoverate (rese pubbliche, ndr) le mie dichiarazioni». Mantella avrebbe aggiunto anche un altro avvertimento: «Secondo la mia esperienza la ‘ndrangheta non dimentica, la loro vendetta è solo una questione di tempo e questo vale anche per me».
Di più, sapendo che a Masciari e alla sua famiglia era stata revocata la scorta, Mantella, racconta il testimone di giustizia, gli avrebbe detto che «al mio posto si sarebbe andato a incatenare davanti ai Servizi».
«Ho avvisato tutte le istituzioni. Ho ricevuto silenzio»
Gli chiediamo com’è la situazione scorta al momento: su La Stampa scrivono che dispone di tutela con scorta.
«Non è adeguata, non mi faccia dire di più».
La sostanza delle cose sta nel fatto che, a dicembre scorso, nei tre giorni delle chat con Mantella, Masciari ha informato delle minacce a suo carico tutte le Istituzioni: ministero dell’Interno, Commissione centrale, Prefetture, Procura Nazionale Antimafia… «Ho ricevuto solo silenzio. Nel giro di poche ore la chat era bloccata. Mantella non rispondeva più ai messaggi».
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La notizia, ci dice il testimone di giustizia, è stata resa pubblica dopo un anno dai fatti perché con la recente inchiesta Factotum della Dda di Torino sulla 'ndrangheta al Nord, Masciari ha avvertito tutto il gelo del pericolo.
«Sanno il rischio di vita che corro – dice – e poi chiedono a me di scrivere memorie».
Le cosche denunciate da Masciari
E adesso che ha reso pubblica la notizia della chat qualcuno l’ha contattata?
«Vedrà cosa succederà nei prossimi giorni. Ho dato la mia vita per la legalità e ho dovuto abbandonare la Calabria. Questo è un esilio per me».
Pino Masciari racconta di avere denunciato parecchie cosche, dai Mazzaferro di Gioiosa Ionica, ai Vallelunga, detti viperari, di Serra San Bruno, agli Arena di Isola Capo Rizzuto, i Trapasso-Scerbo di San Leonardo di Cutro e parecchi altri.
Tra l’altro, in una memoria del 2022, Masciari afferma di star continuando la propria azione civile di risarcimento danni «contro le famiglie criminali di cui è stato vittima». Tra queste i viperari, i Mazzaferro, gli Scerbo, gli Arena, i Trapasso.
«Ho denunciato anche un magistrato del Vibonese che lavorava a Roma, un consigliere di Stato. È stato condannato per concussione. Non tutti hanno fatto quello che ho fatto io».