Parla una delle mamme: «Sono stati i nostri ragazzi a chiamare il 112 e chiedere aiuto. Tanta paura per un gesto senza senso che non appartiene a questa comunità»
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Sono state tre donne ad intervenire per prime per tirare fuori dalla canonica la decina di ragazzini che, a causa del rogo dell’auto di don Rigoli, si era ritrovata bloccata all’interno. Giusy, Melita, Daniela: le tre capo scout seguivano la messa, a poche decine di metri di distanza dalla casa del parroco che ospita, al piano terra, l’oratorio. Sono state loro a notare il nervosismo di un gruppo di giovani che, dalla strada, avevano visto le fiamme ed erano corsi dentro la chiesa ad avvisare del pericolo. E sono state loro a raggiungere la struttura e a tirare fuori i ragazzi.
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«C’era la nostra vecchia sede in quei locali e per fortuna avevamo ancora le chiavi della porta sul retro che resta sempre chiusa. I ragazzi intanto si erano spostati nella stanza sul retro ma non potevano uscire. Il nostro motto è “tenetevi pronti” e noi lo abbiamo seguito. Abbiamo aperto la porta esterna, poi abbiamo sfondato quella in legno che porta al piano superiore e alla fine li abbiamo fatti passare dalla scala stretta che portava fuori. Carabinieri vigili del fuoco sono arrivati solo quando i ragazzi erano già usciti. Per fortuna i ragazzi non hanno riportato ferite, solo tanta paura. È andata bene, il fumo aveva già invaso i locali».
A Varapodio, l’attentato di sabato al giovane parroco originario di Taurianova da poco più di un anno titolare delle due chiese presenti in paese, è ancora l’argomento del giorno e con il passare delle ore cominciano a delinearsi i contorni di quella che poteva trasformarsi in tragedia. «Mia figlia era all’interno dell’oratorio – racconta Tina, giovane mamma arrivata in comune per assistere al Consiglio comunale aperto indetto dal sindaco Fazzolari – e non si era accorta di niente. Sono stati alcuni ragazzi all’esterno che hanno visto le fiamme e hanno urlato ai ragazzi dentro di mettersi in salvo. E sono stati i nostri ragazzi a chiamare il 112 e a chiedere aiuto chiedendo cosa dovessero fare. Tanta paura per un gesto senza senso e che non appartiene a questa comunità. Ma il fatto rimane, e mia figlia è ancora molto scossa da quanto successo. Ora servirà trovare le parole giuste per spiegarle questo gesto ingiustificabile».
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La piccola sala consiliare di Varapodio è piena come un uovo quando il sindaco prende la parola: moltissimi hanno voluto, con la loro presenza, stringersi al loro giovane parroco per gridare il loro sdegno. Don Rigoli però non è presente. Da ieri è in ritiro a Briatico, nel vibonese, per una serie di esercizi spirituali in compagnia di buona parte dei sacerdoti della zona. «Credevamo di vivere in un’isola felice – dice il primo cittadino Fazzolari – ma se ci guardiamo in faccia non possiamo nasconderci che non siamo di fronte al primo episodio. Negli ultimi mesi in paese si sono registrate altre auto incendiate e altri episodi di vandalismo inaccettabili. Sembra quasi un bollettino di guerra, ma non staremo fermi e non ci limiteremo a condannare l’episodio. Quanto è successo sabato è gravissimo e noi non ci tireremo indietro. Chiederemo il potenziamento della caserma dei carabinieri – che in paese sono presenti in ufficio solo la mattina , ndr – e aumenteremo il numero delle telecamere presenti sul territorio comunale. E il comune pagherà le spese di ristrutturazione della canonica». Tra gli interventi anche quello di don Pino – che in questi giorni sostituisce don Gianni Rigoli – che ha annunciato una marcia silenziosa prevista per sabato prossimo.