Sono cambiate tante cose da quando sei andato via che non saprei da dove cominciare. Ai nuovi colleghi che vedono la tua foto in sede e chiedono di te, diciamo che eri un tipo divertente, un po' brontolone ma sempre disponibile. Eri un eterno ragazzone con tante passioni. A Limbadi, dove hai vissuto fino alla fine dei tuoi giorni, eri ben voluto da tutti. Del resto la generosità era la tua principale caratteristica. Eri figlio unico ma avevi una grande famiglia, noi. Ti sei preso cura del tuo papà, scomparso nel 2016, e della tua cara mamma, venuta a mancare un anno prima di te, come solo un figlio attento sa fare. Eri anche un grande intenditore di musica oltre ad essere un bravo musicista ma purtroppo i tuoi strumenti hanno smesso di suonare troppo presto, inaspettatamente, perché la morte è arrivata "tremenda e veloce come un uragano".

Sono già passati tre anni da quel terribile 8 aprile 2021. Ripensando a quel giorno mi sembra di rivivere quella tremenda sensazione di smarrimento che ha avvolto tutti noi mentre andavamo su e giù per la redazione in attesa di avere notizie da Pietro Comito. Ti saresti dovuto occupare delle riprese di un documentario sulla strage del 19 novembre 1996 a Buonvicino. È da lì che alle 11.46 mi mandavi il tuo ultimo messaggio vocale, che ancora conservo. Eri contento quel giorno, finalmente uscivi dalla redazione per fare quello che ti piaceva di più: l'operatore di ripresa. E potevi usare il tuo giocattolo preferito, il drone. Quel maledetto drone finito tra i rami di un albero, in una zona impervia. Eri una testa dura tu, lo sei stato anche quel giorno quando Pietro ti suggeriva di fregartene di quel cavolo di aggeggio che tu volevi recuperare a tutti i costi. E così, tuo malgrado, ti sei avventurato. E in quel dirupo c'era un destino crudele ad attenderti.

Eravamo in contatto costante con Pietro mentre speravamo che le forze dell'ordine e i vigili del fuoco riuscissero a raggiungerti per metterti in salvo. Ma più passava il tempo e più la speranza si affievoliva. Io avrei dovuto condurre il tg, avevo il cuore in gola. Sembrava tutto surreale. Speravamo che a causa dei tuoi piccoli problemi di udito, facessi fatica a sentire chi urlava il tuo nome o che scivolando ti fosse caduto il cellulare. Ma purtroppo quell'attesa, straziante, finí con la più tragica delle notizie: ti avevano trovato senza vita in un canale di pietra che costeggiava il precipizio. Fu necessario l'elisoccorso per recuperare il tuo corpo. In tempo reale Pietro ci comunicava la notizia, era disperato, e noi con lui. È così che te ne sei andato, mentre facevi ciò che amavi di più, il tuo lavoro.

Ti avrei rivisto per l'ultima volta qualche giorno dopo, nella camera ardente. Con me c'era colui che da lì a qualche mese sarebbe diventato il mio compagno di vita e oggi padre di mio figlio. Anche questo avrei voluto raccontarti. Eri elegante, avevi al collo il tuo tesserino aziendale, in mano il plettro, sul volto i segni della caduta. Ho parlato con te, certa che potessi ascoltarmi. Ci tenevo a salutarti, a ringraziarti per tutte quelle volte che, premuroso com'eri, mi chiamavi per sapere se ero arrivata a casa dopo il mio turno in redazione. Per tutte quelle volte che accanto alla borsa nel camerino mi facevi trovare della cioccolata. Per tutte quelle volte che sei stato presente ma con discrezione. Eri una persona buona, davvero. Non ti abbiamo dimenticato, non lo faremo mai. Ciao Michelone.