Indagini geofisiche con prospezione georadar ed elettromagnetica. È affidata da stamattina anche a questo nuovo tipo di rilievi la speranza di ritrovare il corpo del piccolo Nicolò. Uomini del Cnr, chiamati dalla Protezione Civile, sono arrivati a San Pietro Lametino affiancati da Carlo Tansi ed hanno iniziato a lavorare.

Il timore è che il corpicino possa essere stato trasportato dal fango e dai detriti molto in profondità. Questo spiegherebbe perché anche i cani molecolari non stiano riuscendo a fiutare il bimbo.

 

Le tecniche di cui ci si avvarrà a partire da oggi andranno a sondare il terreno arrivando fino a quattro metri di profondità, rilevando in particolare oggetti metallici. L’area in cui la ricerca viene effettuata è vastissima, si ipotizza possa arrivare ad includere due chilometri quadrati. Il tutto mentre il terreno è ancora bagnato, con vasti strati di fango e pietrisco.

 

Diversi i mezzi meccanici usati ma c’è anche chi scava a mani nude, con gli occhi lucidi e la fronte bagnata dal sudore. Un religioso silenzio accompagna il lavoro dei volontari, molti dei quali restii a rilasciare dichiarazioni, presi solo dal desiderio di trovare Niccolò, «di ridarlo al papà».

 

Un papà che non ha mai abbandonato la zona, partecipando alle ricerche e rimanendo a fianco dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile, della Croce Rossa e dei volontari. Vuole essere il primo, ha detto, a prendere in braccio il bambino quando verrà ritrovato. Oggi intanto l'autopsia sui corpi della mamma Stefania e del fratello Cristian.