Il giudice di esecuzione del tribunale di Palmi ha accolto le contestazione sollevate dalla Cassazione, riducendo la pena inflitta a Rocco Pasqualone a 14 anni di reclusione riconoscendo il vincolo di continuazione del reato. Una pronuncia giunta dopo il ricorso alla Suprema Corte da parte del legale di Pasqualone, l’avvocato Giacomo Iaria.   

 

Rocco Pasqualone, 51enne di Gioia Tauro, era stato condannato a 20 anni di reclusione alla fine del processo nato dalla maxi operazione della procura antimafia di Reggio Calabria denominata Mare nero. Un’indagine, quest’ultima, su una rete di narcotrafficanti che aveva come base la città del porto.

 

A questa condanna se ne erano aggiunte altre due: una a 13 anni e otto mesi e un’altra a 5 anni e quattro mesi sempre per traffico o spaccio di droga.   

 

Nella prima sentenza del giudice delle esecuzioni del tribunale di Palmi era stata riconosciuto il vincolo della continuazione perché quei reati erano stati commessi nello stesso periodo. Secondo l’avvocato Iaria, però, il computo totale degli anni inflitti a Pasqualone era troppo elevato. Ciò era dovuto, per la difesa, per un errato calcolo da parte del tribunale.

 

Per questo motivo, il legale di Pasqualone era ricorso in Cassazione. I giudici romani, quindi, avevano dato ragione alla difesa rimandando gli atti al tribunale delle esecuzioni di Palmi per una nuova pronuncia.

 

Seguendo i dettami della Cassazione, i giudici palmesi hanno hanno ridotto la pena di Pasqualone a 14 anni di reclusione.