Luca Lucci, leader del tifo organizzato milanista, si muove come un vip. Arriva allo stadio il 17 agosto 2024 per il suo gran ritorno dopo grossi guai giudiziari. Il paradosso è che il suo rientro a San Siro scortato da un guardaspalle avviene in un percorso riabilitativo disposto dal Tribunale di sorveglianza. Lui commenta così: «Capisci che stasera mi portano allo stadio per riabilitare il mio cervello? (…) Chissà cosa mi dicono durante la partita: “Vedi? Devi viverla così” e io faccio: “Sìììì, che bello con la famiglia”, ma vai a fare in culo che c’ho una sete di sangue che solo Dio lo sa». Si gioca Milan-Torino e Lucci si accomoda in tribuna rossa accanto al rapper Emis Killa. Dal secondo anello della Curva Sud gli ultrà srotolano uno striscione: “Il Joker ride sempre – Curva Sud Milano”. Per gli inquirenti è un omaggio al capo che torna sugli spalti.

La parabola di Lucci incrocia tutti gli aspetti oscuri che ruotano attorno al tifo: il traffico di droga, gli interessi economici legati alle attività collaterali. Business in cui i leader delle curve incontrano pezzi di clan mafiosi che hanno puntato da tempo gli introiti del tifo organizzato. Nel caso dei capi dei supporter rossoneri, l’impasto ha un altro ingrediente: gli eventi musicali di alcuni rapper. È una strada investigativa che porta in Calabria.

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La Curva Sud milanista e i rapporti con i rapper

Se la scalata della ’ndrangheta alla Curva Nord dell’Inter è legata a fatti e nomi precisi, per i cugini della Curva Sud milanista il contesto è più sfumato. Ma, sottolinea il gip di Milano, «dalle indagini sono emersi contatti tra esponenti della curva sud milanista e ambienti della criminalità organizzata calabrese». Non c’è la contestazione dell’aggravante mafiosa nel filo d’inchiesta sugli ultrà rossoneri. Gli approfondimenti, però, «forniscono l’idea di un progressivo avvicinamento tra delinquenza da stadio e ’ndrangheta dagli sviluppi a oggi non prevedibili».  

Il lucroso terreno in comune è quello dell’organizzazione di concerti. Al centro del business c’è il gruppo legato al capo ultrà rossonero Luca Lucci. Dalle indagini della Dda di Milano sarebbero emerse infatti anche le «ambizioni imprenditoriali» del leader della Sud nel settore musicale.

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Lucci avrebbe stretto rapporti «con noti artisti italiani (Fedez, Emis Killa, Lazza, Tony Effe, Cancun, Gue Pequeno), relazioni di carattere lavorativo nel settore musicale: ciò – appuntano gli inquirenti – gli ha consentito di aumentare, in maniera esponenziale, e con pochissimi controlli, i propri guadagni, avviando preliminari accordi tesi a gestire i concerti di tali artisti, sia sul territorio nazionale (e in particolare in Calabria), sia internazionale, facendo leva sull'intraprendenza del suo fedelissimo Hagag Islam».

I contatti dell'amico di Fedez in Calabria

Islam, molto vicino a Fedez (è di pochi giorni fa una foto che li ritrae insieme a Parigi), sarebbe stato «in contatto con alcuni imprenditori operativi nel settore, molti dei quali di origine calabrese». Nell’ordinanza di custodia cautelare compaiono i nomi degli imprenditori: un 53enne del Vibonese, un 44enne nato in Germania ma di origini calabresi, un Reggino di 36 anni e un altro uomo della Piana di Gioia Tauro.

Il ruolo chiave è quello di Hagag, il cui nome è «comparso sul sito» di una società leader nella vendita online di biglietti come organizzatore di un concerto di Fedez previsto nello scorso mese di agosto in un locale di Roccella Jonica e di tutti gli altri eventi previsti in quel locale nel mese di agosto. L’uomo finito oggi in manette nel blitz della Procura di Milano avrebbe avuto un ruolo anche negli eventi «di altri artisti attivi nel settore che si esibiranno, grazie alla mediazione di Hagag e della Why Event di Lucci», in quattro locali calabresi: a Catanzaro, Corigliano, Roccella Jonica e Gioia Tauro.

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La sintesi dell’antimafia milanese punta proprio al trait d’union tra criminalità (organizzata e da stadio) e concerti: «Palesi sono gli interessi nel settore dell’organizzazione dei concerti dei “rapper” amici di “Curva Sud” e ciò a ulteriore riprova di una saldatura tra i due ambienti criminosi (criminalità da stadio e ‘ndrangheta). Saldatura che a oggi è allo stato embrionale, non organica, frutto di un connubio di interessi».

Hagag a Platì e le trattative per i concerti: «Facciamo tutto a Rocella»

Hagag, d’altra parte, «grazie alle sue entrature calabresi», avrebbe «ottenuto l’autorizzazione allo svolgimento di una serie di eventi in Calabria, segnatamente nel Comune di Roccella Jonica, interfacciandosi direttamente con soggetti dell’amministrazione locale». È proprio mentre si trova a Roccella che Hagag spiega a un amico di essere in Calabria proprio per definire l’organizzazione di un buon numero di eventi musicali «relativi all’esibizione dei “suoi” rapper, previo accordo con la classe politica locale: «Niente, ormai a parte… cioè, penso… a questi di Roccella… sono in comune, adesso, adesso. Se il sindaco gli dà l’ok, facciamo tutto a Roccella. Roccella è una bella piazza…».

Per portare a termine il progetto, l’amico di Fedez sarebbe intervenuto anche tale «cugino Ciccio». Per gli investigatori si tratta di un uomo legato a una famiglia di Platì, legato a «uno dei più importanti elementi della ’ndrangheta del mandamento jonico». Dell’amicizia con «cugino Ciccio» ci sono tracce sui social: sul profilo Instagram di Hagag: uno scatto che li ritrae assieme davanti a un locale di Rosate. I legami dell’amico di Fedez con la Calabria sono anche più profondi: contatti che si giocano sull’asse Corsico-Aspromonte. Hagag è di casa a Platì e nella curva Sud del Milan, a Roccella e nell’entourage di Fedez. Emblema di quella «saldatura» che i magistrati della Dda di Milano considerano potenzialmente esplosiva.