Una neonata venuta alla luce all’ospedale di Castrovillari e trasferita a Cosenza per un problema respiratorio e una dottoressa di 51 anni con linfedemi diffusi alle gambe. Entrambe accomunate dallo stesso destino: morire di shock settico all’Annunziata. Le due vicende parallele, legate da uno stesso filo, si sono verificate a distanza di un anno l’una dall’altra.

Nel luglio scorso il decesso della bambina

La piccola avrebbe contratto una infezione da stafilococco aureo, tipicamente associata a ricoveri ospedalieri e procedure mediche poiché normalmente sia la pelle che le mucose rappresentano una efficace barriera che ostacola la penetrazione del microbo nell’organismo. I genitori della bimba si sono rivolti all’avvocato Massimiliano Coppa, per valutare se denunciare i fatti alla magistratura allo scopo di identificare eventuali responsabilità. Il decesso è sopraggiunto nello scorso mese di luglio. La neonata aveva solo due giorni.

Un anno prima un’altra morte sospetta

Il legale assiste anche i familiari di una dottoressa 51enne, morta nel luglio del 2017, per la quale è stata avanzata richiesta di riesumazione del corpo nel tentativo di risalire, attraverso un esame autoptico, alle cause che l’hanno strappata alla vita. La decisione del tribunale potrebbe arrivare già la prossima settimana. La donna, diabetica e sofferente di ulcere alle gambe, aveva avuto accesso al reparto di medicina Valentini a seguito dell’aggravarsi delle sue condizioni dopo che per due volte il pronto soccorso l’aveva rispedita a causa.

Il calvario prima della fine

Ricoverata il 3 giugno del 2017, secondo la valutazione effettuata dai consulenti medico-legali anche attraverso le cartelle cliniche, la donna non avrebbe ricevuto terapie specifiche, mentre due richieste di consulenza chirurgica sarebbero rimaste senza risposta. Nel frattempo la 51enne ha contratto una pediculosi, diagnosticata dal dermatologo il 7 giugno, quindi quattro giorni dopo il suo accesso in ospedale, a seguito della quale sarebbe stata sottoposta ad un taglio di capelli. Il primo luglio, a seguito di una consulenza infettivologica, viene diagnosticata una fascite necrotizzante. Si tratta di una infezione degli strati cutanei profondi che il giorno successivo provoca il collasso degli organi e la morte.

La ricerca della verità

Con la riesumazione della salma i familiari sperano di poter ricostruire gli eventi che hanno portato alla morte per shock settico e di valutare così le condotte dei medici che hanno avuto in cura la donna. L’avvocato Coppa ha inoltre chiesto di acquisire gli originali della cartella clinica da cui dovrebbero emergere elementi utili alla ricerca della verità.