Il professionista è accusato di aver consegnato denaro al magistrato di Catanzaro per ottenere sentenze favorevoli alla sua famiglia coinvolta nell'inchiesta Itaca Free Boat. In un primo momento davanti al gip aveva negato gli episodi corruttivi, uno dei quali ha visto la consegna di un assegno da 100mila euro
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Rompe gli indugi anche Francesco Saraco, avvocato catanzarese, coinvolto nell'inchiesta Genesi, e decide di collaborare con la Procura di Salerno, titolare del fascicolo d'indagine sulle toghe corrotte che sta scuotendo gli uffici giudiziari del capoluogo. In particolare, Francesco Saraco è accusato di aver corrisposto somme di denaro all'ex presidente di sezione della Corte d'Appello Marco Petrini per ottenere il dissequestro dei beni della sua famiglia coinvolta nell'inchiesta Itaca Free Boat ma anche di aver consegnato ad Emilio Santoro, faccendiere del giudice, un assegno di 100mila euro per garantire al padre, Antonio Saraco, una sentenza di assoluzione in secondo grado sempre nell'ambito dello stesso processo.
LEGGI ANCHE: Mantella: «Petrini massone deviato, pagai 70mila euro per uscire»:
All'inizio Saraco ha negato
Oggi l'avvocato catanzarese ha deciso di collaborare benché nel corso dell'interrogatorio di garanzia, avvenuto lo scorso 17 gennaio, avesse smentito ogni circostanza che avrebbe potuto confermare i vari episodi corruttivi. Ad esempio, dinnanzi al Gip del Tribunale di Salerno, Giovanna Pacifico, aveva dichiarato di aver visto Petrini non più di due o tre volte. "A Santoro - spiegava - non ho mai dato somme di denaro, ricordo una sola volta di avergli prestato 150 euro. Eravamo nel mio ufficio". Aveva negato anche qualsiasi forma di rapporto con il magistrato, ora sospeso, Marco Petrini: «Una volta sono stato sotto l'abitazione di Petrini con Santoro, quest'ultimo mi disse di aspettare per salutarlo ma io sono andato via dopo un po'».
L'assegno da 100mila euro
E sembra aver perso la memoria anche sull'assegno di 100mila euro a firma di sua padre, Antonio Saraco, consegnata ad Emilio Santoro per ottenere una sentenza di assoluzione in secondo grado. Circostanza già confermata da Marco Petrini nel corso della sua collaborazione: «Mai sentito di un assegno di 100mila euro - negava Saraco -. Non ho mai parlato di Petrini dei procedimenti penali di mio padre».
LEGGI ANCHE: Sesso per superare il concorso, l'entourage di Marco Petrini si allarga
I primi a parlare sono stati Santoro e Petrini
Dal 17 gennaio ad oggi però qualcosa è evidentemente cambiato. Dopo la serie di collaborazioni avviate dapprima da Emilio Santoro e dopo da Marco Petrini, anche l'avvocato ha deciso di spiegare ai pubblici ministeri di Salerno ogni circostanza delle vicende che lo vedono ormai travolto.
La precisazione della famiglia dell'avvocato
In seguito a quanto scritto nel presente articolo, la famiglia Saraco ha inviato una precisazione che riportiamo:
«Il titolo, come stabilito dalla stessa accusa, è firmato dall’avv Saraco e non dal Saraco Antonio, ed è stato poi modificato con l’indicazione di un nome errato Mario invece che Emilio: non bancabile;
L’avv. Saraco aveva depositato richiesta di poter parlare con la procura prima dell’interrogatorio del Petrini, mentre voi avete in modo riduttivo detto che ha parlato dopo gli altri due coindagati. Sarebbe bene precisare visto che si trae una figura del tutto riduttiva del Saraco rispetto agli altri coindagati».
Luana Costa