VIDEO | Le drammatiche fasi della confessione e poi del dietrofront della donna nei ricordi del magistrato che quel giorno raccolse le sue dichiarazioni e tentò invano di convincerla a proseguire nel percorso collaborativo
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«Qualcosa d'inaspettato». Fosse stato un film, il titolo sarebbe stato questo. Ciò che va in scena il 12 marzo del 2011, però, non è film. Eppure è così che, a distanza di tempo, Marisa Manzini definisce l'ingresso in caserma di Tita Buccafusca. All'epoca, è lei il pubblico ministero di turno presso la Procura di Vibo Valentia. E così riceve la chiamata: in caserma, a Nicotera Marina, c'è «la moglie di Pantaleone Mancuso». E intende parlare.
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«Restammo stupiti. Era la donna del capo e aveva deciso di rivolgersi allo Stato». La terza puntata di Mammasantissima è anche un viaggio nei ricordi dell'allora magistrato antimafia. Una giornata particolare per lei, che sovvertiva la percezione che fino a quel momento aveva avuto di quella donna. Marisa Manzini l'aveva già notata durante i processi contro il marito, seduta in aula in mezzo al pubblico, che faceva di tutto per farsi notare. «La ricordavo spavalda».
Quel giorno, però, si trova davanti una donna totalmente diversa: fragile, «sofferente», come se qualcosa si fosse rotto dentro di lei. «Si capiva che la sua era stata una scelta meditata, frutto di un travaglio interiore». Tita è madre da pochi mesi e, improvvisamente, realizza che quella vita fatta di «odio, rancore e menzogne» è ciò che attende il suo bambino. Non vuole tutto questo per lui. «Ha visto il sangue». E pensa di assicurargli un futuro diverso. E così comincia a parlare.
«Ha iniziato a parlare con una certa tranquillità» rievoca la Manzini, ma a un certo punto i dubbi cominciano a tormentarla. Prevale il richiamo della foresta. Tita Buccafusca non appone la sua firma sui verbali, si prende una notte di tempo per riflettere, il giorno dopo è quello del dietrofront. «Cercammo di convincerla che non era la scelta giusta, che così avrebbe messo in pericolo la sua vita, ma lei non ci voleva credere. Non ci voleva credere come, probabilmente, come tutte le donne non credono che l’amore possa fare del male».
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Nella parte finale della puntata di “Mammasantissima”, Marisa Manzini torna con la memoria a quei momenti. È un ricordo che le fa male e la sua voce si fa rotta dall’emozione: «Ho visto gli occhi di quella donna mentre seguivano suo figlio all'interno della stanza, ho visto il legame che univa Tita a Salvatore. Mi riesce difficile pensare che abbia deciso di lasciare quel bambino, quando proprio per lui aveva avuto la forza di allontanarsi dalla sua famiglia».