Imprenditori di Isola Capo Rizzuto si trovavano in stato di bisogno. Dovevano fare fronte alla crisi di liquidità finanziaria nella quale versavano.
Hanno avuto la ventura di rivolgersi a Salvatore Parisi, alias “Scilubba”, 66 anni, e Francesco Savoia, 53 anni. I sostituti procuratori della Dda di Catanzaro, Paolo Sirleo, Domenico Guarascio e Pasquale Mandolfino hanno conteggiato, dal 2013 al 2022, sette casi di usura aggravata e una tentata estorsione, anch’essa aggravata.
Cinque i prestiti di denaro a tassi esorbitanti contestati a Parisi, ai quali si aggiunge la tentata estorsione. Tre gli episodi di usura contestati a Savoia.
I due indagati ieri sono stati tratti in arresto dal Nucleo di polizia Economico-Finanziaria della Guardia di finanza di Crotone. Il gip distrettuale Chiara Esposito ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo di 151mila euro nei confronti di Salvatore Parisi e di 27mila euro nei confronti di Francesco Savoia.

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Pagare 78mila euro per un prestito da 20mila euro

Prestiti di 40mila euro da restituire in rate da 4000 euro al mese per un anno, con un tasso di interesse del 10% mensile e del 120% annuo. Prestiti da 12mila euro da restituire in rate da 1.500 euro al mese da settembre 2016 a dicembre 2020 per un totale di 78mila euro, per un importo complessivo di interessi di 66mila euro.
Sono solo alcuni esempi del vasto giro di usura che “Scilubba” e Savoia avrebbero messo in atto. A trovarsi intrappolati in questa morsa, figli anche di tempi di grave crisi e scarsa assistenza verso l’imprenditoria, sono stati imprenditori edili, macellai, commercianti, imprenditori agricoli.
Ad approfittare dello stato di bisogno, si sa, è sempre la criminalità organizzata sempre ben dotata di liquidità. Dietro le attività illecite di Parisi e Savoia, secondo la Dda di Catanzaro, si cela il locale di ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto.

«Ti facciamo fare una brutta fine»

Nei confronti di una vittima di usura che non riusciva  a stare dietro al proprio debito, Parisi si sarebbe presentato con in due occasioni «accompagnato da soggetti ‘ndranghetisti di Isola di Capo Rizzuto (presentatisi con i nomi di Arena e Capicchiano)», i quali senza troppi giri di parole avrebbero «minacciato di fargli fare una “brutta fine”». Non solo. In altre occasioni «Parisi si era presentato unitamente ai fratelli Savoia, sempre al fine di ottenere il pagamento, e questi gli avevano lasciato intendere che il capitale che aveva ricevuto in prestito proveniva anche dalle loro finanze».

Il pagamento dei «cavalli»

«Abbiamo finito di giocare o no? […] quand'è che ci vediamo? […] ma vedi che sono tre anni che ti devi prendere questi cavalli qua». I cavalli altro non sono, nel linguaggio di “Scilubba”, che il pagamento degli interessi dovuti, secondo lui, da una delle persone offese.
«La roba mia me la dovete dare, avete capito o no? Me la dovete dare … la roba mia … e domani, e domani, e domani, e domani, e domani, e domani, e domani ma domani e domani, quand'è che è questo domani? Quand'è che ci vediamo? Ma ne hanno scadenza questi documenti di questi cavalli, o no? Questi cavalli i documenti ce li hanno? C'è una scadenza, o no?», Parisi grida mentre viene intercettato, bestemmia, è aggressivo.
«Aspetto la chiamata tua… io rispetto e voglio rispettato e vi sto rispettando … per favore. Poi i cavalli qua, i documenti glieli dobbiamo fare… i documenti … […] eh! Per favore… quand'è… aspetto la chiamata vostra… ma non fra un anno».

I soldi per i detenuti e lo scampato arresto

Un macellaio ha raccontato ai finanzieri «che Salvatore Parisi, nelle circostanze in cui si è presentato personalmente al macello per richiedere soldi, ha motivato le sue pretese con la necessità di dover mantenere i detenuti di ‘ndrangheta e, in concomitanza con lo svolgimento di eclatanti operazioni di polizia effettuate nel comune di Isola di Capo Rizzuto, vantava anche di essere scampato miracolosamente a un coinvolgimento diretto in tali vicende». In più nella primavera del 2021, Parisi si sarebbe presentato in compagnia di un soggetto che aveva presentato come esponente dei Capicchiano di Isola di Capo Rizzuto. Una sorta di assicurazione per intimidire e ridurre all’obbedienza e al silenzio.