L’intervista

Terremoto in Calabria, parla l’esperto: «Forte scossa ma sprigionata a diversi chilometri di profondità»

VIDEO | Mario La Rocca, responsabile del laboratorio di sismologia dell'Unical parla di «normale attività sismica lungo l’arco jonico cosentino, nessuna sorpresa»

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di Salvatore Bruno
2 agosto 2024
16:01

La Calabria, una terra ballerina. Lungo l’arco jonico cosentino i fenomeni sismici vanno avanti da diverse settimane, con scosse pressoché strumentali, fino al terremoto di importante magnitudo, avvertito in buona parte della regione: «Si tratta della normale attività di questi territori, per cui non è una sorpresa. Tuttavia una magnitudo 5.0 non capita spesso. L’ultimo episodio relativo ad una intensità analoga risale a dodici anni fa, con epicentro a Mormanno – spiega al nostro network Mario La Rocca, responsabile del laboratorio di sismologia dell’Università della Calabria – Si è naturalmente innescata una sequenza di numerosi movimenti tellurici nelle ore successive, tutti di entità lieve e scarsamente distinti dalla popolazione».

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Sciame sismico in Calabria

Il terremoto di Pietrapaola era stato preceduto da altri fenomeni nelle ultime settimane: «In effetti abbiamo avuto uno sciame sismico nella zona di Cirò e poi anche più a nord, nella provincia di Cosenza. Non vi è un collegamento diretto di causa-effetto con il sisma della serata di giovedì primo agosto, ma chiaramente sono tutti da annoverare come una manifestazione della stessa dinamica crostale di quell’area. Dal punto di vista geologico il contesto sismo-tettonico della zona è abbastanza complesso – aggiunge La Rocca – Vi è una placca di tipo oceanico nelle profondità del Mar Jonio che interagisce con l’arco calabro e che produce fenomeni appunto di carattere geodinamico».


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Conseguenze limitate 

Tanta paura ma conseguenze nulle o comunque estremamente contenute. Nel 2012 invece il terremoto di uguale magnitudo nella zona del Pollino produsse danni non secondari, oltre che notevole spavento tra i cittadini: «La spiegazione risiede nella differenza di profondità dei due fenomeni – dice il responsabile del laboratorio di sismologia dell’Unical – Nel caso di Pietrapaola l’energia si è sprigionata nel cuore del sottosuolo quasi trenta chilometri sotto la superficie terrestre, mentre a Mormanno la profondità non superò i sei chilometri. In parte questo spiega anche l'ampia diffusione delle onde il cui raggio ha raggiunto luoghi estremamente distanti dall’epicentro dove, in determinate condizioni, il terremoto è stato comunque avvertito».

Mario La Rocca ha parlato anche del fenomeno delle luci telluriche, bagliori avvistati nel cielo negli istanti immediatamente precedenti al terremoto: «Sono episodi oggetto di studio, da tempo osservati e anche ben documentati. Tuttavia la questione non è stata ancora sufficientemente approfondita per poter dare una risposta convincente e completa».

Giornalista
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