Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Una scia di sangue, tra il 1999 e il 2000, che invertì il corso della storia della ’ndrangheta bruzia. Volevano creare un nuovo cartello ’ndranghetista, ma Ettore Lanzino, Franco Presta, Nicola Acri e Franco Abbruzzese glielo impedirono. Tutti riconosciuti colpevoli in via definitiva, i boss dell’onorata società bruzia, all’esito del processo “Terminator III”. Il verdetto della Cassazione rende giustizia 18 anni dopo, coi padrini, finite ormai da un pezzo le latitanze, tutti al carcere duro.
Gli omicidi che insanguinarono il Cosentino
Primiano Chiarello – racconta il pentito Francesco Bevilacqua – fu il primo a cadere l’8 giugno del 1999, preso, decapitato e visto che farlo completamente a pezzi costava troppa fatica, li limitarono a tagliargli le gambe e seppellirlo. Orrore per procurare terrore. Per ribadire chi comandava a Cosenza e in provincia. Quindi toccò a Francesco Bruni, alias “Bella Bella”, il 29 luglio del 1999, trucidato ad un semaforo, a breve distanza dal carcere di Popilia. Il delitto che mise la pietra tombale sul progetto scissionista fu quello del 12 maggio 2000, quando fu assassinato Nino Sena, ucciso vicino ad una concessionaria di Castrolibero.
Terminator III, quattro ergastoli
Tre delitti chiave, quattro ergastoli. Condanne minori per i pentiti, Vincenzo Dedato e Francesco Bevilacqua. Un altro capitolo della sanguinaria storia della malavita cosentina che si chiude.