Soltanto 6 posti in più in terapia intensiva. È molto preoccupante il bilancio in Calabria del programma di rafforzamento dei presidi sanitari in vista della seconda ondata, ormai arrivata anche in Italia. A fare il computo complessivo dei nuovi posti letto realizzati, in base al programma del Governo che prevedeva una soglia di sicurezza di 14 posti in terapia intensiva ogni 100mila abitanti, è il Sole 24 Ore, che scatta una fotografia della situazione a livello nazionale. Da quanto emerge, soltanto tre regioni hanno raggiunto e superato la soglia di sicurezza di 14 posti letto: Veneto (16,8), Friuli Venezia Giulia (14,4) e Valle d’Aosta (15,9). Per tutte le altre l’obiettivo è ancora lontano. Compresa la Calabria (10,5), che ai 146 posti pre-Covid ne ha aggiunto per ora solo 6, raggiungendo quota 152, a fronte dei 280 che sulla carta dovrebbero essere già pronti. In altre parole, per raggiungere la soglia di sicurezza di 14 posti letto per 100mila abitanti, mancano all’appello ancora 134 posti letto.
A fare peggio in Italia è la Campania, ultima in classifica con appena 7,3 posti letto per 100mila abitanti, seguita da Umbria (7,9) e Marche (8,3).

 

Per rafforzare la rete ospedaliera nazionale e fronteggiare la seconda ondata, il Governo aveva ha messo sul piatto un miliardo e 341 milioni di euro, attraverso il decreto legge 34/2020 del maggio scorso.
Alla Calabria sono stati destinati circa 51 milioni di euro e la riorganizzazione della rete ospedaliera fu oggetto, a giugno, di un vertice in Regione alla presenza del sub commissario della Sanità, Maria Crocco, e di tutti i commissari delle aziende sanitarie e ospedaliere regionali. Ovviamente non mancarono le rassicurazioni, non soltanto in merito posti in terapia intensiva da creare, ma anche con riguardo alla rimodulazione dei posti letto di sub intensiva, alla creazione di pronto soccorso Covid e all’acquisto di ambulanze per il trasporto di pazienti infetti e potenzialmente contagiati. Ma la situazione in Calabria è ancora nella fase dell’espletamento delle gare, con buona pace della seconda ondata della pandemia.

 

Eppure, il 23 marzo scorso, la presidente della Calabria, Jole Santelli, annunciava trionfante un piano per l’attivazione di ben 400 posti letto di terapia intensiva e subintensiva, dunque abbondantemente al di sopra della soglia di 14 per 100mila abitanti. Nella nota ufficiale diramata dalla Regione, si definiva addirittura la collocazione delle nuove postazioni: «Novanta – affermava Santelli attraverso l’ufficio stampa della Cittadella - saranno attivati nelle strutture di Cosenza, Castrovillari, Rossano, Cetraro, Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro, Mater Domini di Catanzaro, Lamezia, Crotone, Reggio Calabria, Polistena e Vibo Valentia. Ulteriori 310 posti verranno così attivati: 110 nell’area nord nelle strutture di Paola, Rogliano e Rossano, 100 posti per l’area centro nelle strutture di Germaneto e Tropea. Nell’area sud saranno attivati 100 posti, nelle strutture di Gioia Tauro, Locri, Melito Porto Salvo». E come se non bastasse si annunciavano anche centinaia di nuove assunzioni di medici e infermieri per rimpolpare gli organici.
Un libro dei sogni che, qualora la pandemia cominciasse a colpire duro anche in Calabria, rischia di trasformarsi in un incubo.