Due anni e 6 mesi di reclusione a testa per il reato di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Questo il verdetto del Tribunale collegiale di Vibo Valentia arrivato nella tarda serata di venerdì nei confronti degli imputati Antonio Catania, 48 anni, attuale presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia, e del fratello Luca Catania, 41 anni, entrambi residenti a Vena di Ionadi. Assolto, invece, il terzo fratello, Michele Catania, 49 anni, di Vibo Valentia. L’accusa, sostenuta dal pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci, aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati a 4 anni di reclusione. Trova conferma nei giudici di primo grado, dunque, l’impianto accusatorio costruito sulla base delle informative della Squadra Mobile di Vibo Valentia, sulle denunce e le dichiarazioni delle parti offese e nei verbali di sommarie informazioni testimoniali rese dalle persone a conoscenza dei fatti. I tre fratelli Catania erano accusati di aver evocato il possibile intervento di soggetti legati alla criminalità organizzata locale, “sfruttando la vicinanza di alcuni componenti della famiglia Catania alla cosca Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia”, per porre in essere la minaccia di gravi ritorsioni in occasione della partecipazione di A.M. all’asta giudiziaria nella procedura di vendita all’incanto dell’immobile sito a Vibo Valentia in piazza d’Armi, già appartenuto a Francesco Catania e Maria Rosa Messina. 

 

Tali gravi minacce, ad avviso della Dda, sarebbero state poste in essere perimpedire l’aggiudicazione dell’immobile, allontanandone l’offerente così da conseguire un “indebito profitto derivante dal fatto che, successivamente, l’ulteriore ribasso del prezzo di vendita avrebbe consentito loro di rientrare in possesso dell’abitazione a condizioni economicamente più vantaggiose”. 

Stando alla ricostruzione degli inquirenti, lo stesso curatore fallimentare avrebbe avvertito i coniugi A.M. e V.M., interessati a partecipare all’asta per l’acquisto del bene, che si sarebbero potuti verificare degli “scontri fisici” con gli eredi dei defunti proprietari dell’immobile, cioè i fratelli Catania. Dopo che A.M. aveva versato l’acconto di 10mila euro per la partecipazione all’asta, secondo l’accusa Antonio Cataniaavrebbe invitato i coniugi “a desistere dal proseguire nell’acquisto dell’immobile in quanto lui ed i fratelli erano interessati ad un acquisto ad un prezzo inferiore, che avrebbero ottenuto solo se le successive aste fossero andate deserte”. In più occasioni, stando al capo di imputazione, i fratelli Catania avrebbero detto o fatto pervenire “agli offerenti il messaggio che nessuno sarebbe mai entrato in possesso del loro appartamento”. In tale contesto, in occasione di “un incontro – sostiene la Dda di Catanzaro – avvenuto nell’esercizio commerciale Store sito a Vibo Valentia su corso Vittorio Emanuele III,Antonio Catania, alla presenza dei fratelli”, rivolgendosi alla donna intenzionata ad acquistare l’immobile all’asta, avrebbe quindi detto…: “ a signora, innanzitutto non dovete avvicinarvi all’asta neanche se ve la regalano la casa. E poi quando avete visto l’asta deserta non dovevate immaginarvi che c’era la mafia in mezzo ! Vi abbiamo voluto dire con modi garbati, altrimenti quella mattina vi prendevo dal corvettino e vi dicevo di andare da dove eravate venuti…”. I fatti al centro del processo - che ha fatto registrare la condanna di Antonio Catania e Luca Catania, mentre Michele Catania è stato assolto - coprono un arco temporale che va dall’ottobre del 2014 al febbraio 2015. Antonio e Luca Catania erano difesi dall’avvocato Salvatore Sorbilli, Michele Catania dall’avvocato Ignazio Di Renzo.       

 

Antonio Catania, commerciante, dal maggio scorso è il nuovo presidente della Camera di Commercio di Vibo Valentia, eletto dal Consiglio camerale dopo un periodo in cui è stato vice presidente reggente dell’ente camerale. Fra le cariche ricoperte, anche quella di vice presidente di Confcommercio provinciale, nonché membro del Comitato di presidenza interprovinciale di Confcommercio Calabria. Al suo attivo anche il ruolo di referente per Confcommercio nazionale per il progetto "Piani nazionali per le città, riqualificazione dei centri urbani". E’ anche membro della Commissione territoriale per l’immigrazione nell’ufficio territoriale di Governo (Prefettura) e membro della commissione di conciliazione dell’ufficio del Lavoro di Vibo.