Dovranno rispondere del reato di sversamento di acque non trattate nel torrente. L'indagine della Procura prende le mosse dal sequestro dell'impianto depurativo operato dalla Guardia Costiera
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Sono giunte a conclusione le indagini avviate dalla Procura nel giugno dello scorso anno per il reato di sversamento di acque reflue non trattate nel letto del fiume Corace a Catanzaro. Il pubblico ministero Stefania Paparazzo aveva già all'epoca iscritto sul registro degli indagati tre persone: Angelo Nasprato, 41 anni di Napoli, direttore tecnico della Soteco, società che gestisce il servizio di manutenzione della piattaforma depurativa; Domenico Augruso, 32 anni di Curinga, nominato dalla ditta direttore tecnico operativo e Franco Greco, 63 anni di Catanzaro, funzionario del Comune di Catanzaro ed ex responsabile unico del procedimento per il servizio di manutenzione del depuratore, incarico da cui si è però dimesso da poche settimane.
Le indagini
Le indagini della Procura avevano preso le mosse dal sequestro della piattaforma depurativa avvenuta nel gennaio di quello stesso anno e operata dalla Guardia Costiera di Soverato che vi aveva apposto i sigilli immediatamente dopo aver riscontrato non poche criticità strutturali. Tra queste, tutte cristallizzate nel provvedimento di sequestro vergato dal comandante, Claudia Pelusci, gli uomini dell’ufficio circondariale marittimo avevano accertato la presenza di un difetto nella valvola di un bypass posizionato all’arrivo delle acque reflue, un malfunzionamento nel dissabbiatore, la totale assenza delle vasche di denitrificazione oltre alla scarsa funzionalità della linea denominata B dell’impianto che ha determinato un intasamento da sabbia. Proprio quest'ultimo il disservizio è all'origine degli sversamenti incontrollati di liquami nel vicino fiume Corace. Attualmente Palazzo De Nobili ha portato a termine la lunga lista di attività manutentive disposte dalla Procura sulla piattaforma depurativa senza, tuttavia, essere riuscita ancora ad ottenere il dissequestro definitivo dell'impianto.
Le contestazioni dalla Procura
La Procura contesta ai tre indagati di aver «dolosamente mantenuto uno scarico di acque reflue urbane che in uscita dell’impianto di depurazione venivano scaricate nel corpo ricettore costituito dal fiume Corace, senza essere sottoposto ad alcun ciclo di depurazione superando i valori dei parametri di accettabilità di azoto ammoniacale ed escherichia coli». Inoltre, avrebbero effettuato «in assenza della prescritta autorizzazione attività di raccolta e deposito di rifiuti prodotti dal trattamento di depurazione delle acque reflue urbane dell’impianto sito in località Verghello del comune di Catanzaro. In particolare, venivano raccolti e depositati in tre cassoni container fanghi centrifugati avviabili allo smaltimento per circa 100 metri cubi, così superando il limite quantitativo previsto per il deposito temporaneo.
Luana Costa
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