L'importanza di un adeguato sostegno psicologico per gli agenti di polizia è stata al centro di un seminario promosso dal Silp-Sindacato dei lavoratori di Polizia, nella questura di Cosenza, con l'obiettivo di approfondire le tematiche legate ai sintomi dello stress cui gli operatori possono essere soggetti in particolari condizioni. Anche a causa di eventi traumatici vissuti nell'assolvimento del proprio lavoro.

Figure di supporto

Supporto Eroi in Divisa il titolo dell'iniziativa promossa a livello locale dal Silp Cgil, sotto il coordinamento dell'agente Michele Di Tuoro e con l'intervento dei segretari regionale e provinciale Ottavio Spinella e Francesco Sorrentino. Le forze dell'ordine possono contare su una rete di professionisti per la cruciale salvaguardia del loro benessere e della sicurezza delle comunità. Nell'ambito del progetto vengono impiegate due ulteriori figure, la psicoterapeuta Catia Ferraro e lo psicologo Carlo Bruno, per uno sportello di ascolto gratuito e anonimo. Il questore Giuseppe Cannizzaro ha rivolto un saluto ai relatori. Confortante la notizia dell'arrivo di 120 nuove unità di personale in Calabria, dove però si paga lo scotto dei tagli esercitati nel passato.

Prima l’ascolto, poi la repressione

«Il sostegno sotto il profilo psicologico per gli agenti è necessario per garantire la serenità delle forze dell’ordine e, di riflesso, dei cittadini – ha detto il segretario nazionale Silp Cgil Mario Roselli - Purtroppo i dati sui deceduti inquietano. Occorre un supporto per consentire a chi veste la divisa di coniugare l'attività lavorativa con la dimensione familiare per mantenere quell’equilibrio utile a svolgere le funzioni di tutela dei cittadini. L'iniziativa messa in campo a Cosenza – ha sottolineato l’esponente sindacale - va proprio in questa direzione, benché la Polizia di Stato abbia in tal senso creato una rete di psicologi, per dare ascolto alle istanze del personale». Mario Roselli ha messo in evidenza anche l’evoluzione che ha caratterizzato la categoria negli ultimi anni: «Non più – ha detto – un poliziotto che in maniera, tra virgolette, muscolare, lavora per l’applicazione ed il rispetto delle norme. Oggi l’agente si approccia verso il cittadino quasi come un'assistente sociale, utilizzando lo strumento dell’ascolto prima che l’azione di repressione».