Dal 2017 al 2022 un operaio 57enne di Melito Porto Salvo non avrebbe svolto neppure un’ora di servizio per Calabria Verde. Nei guai anche i suoi capi squadra: sono indagati nell’inchiesta della Procura di Catanzaro. L'azienda avvia un'indagine interna
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Sulla carta era operaio impiegato nei cantieri forestali di Africo, nei fatti per anni non avrebbe svolto nemmeno un'ora di lavoro, coperto da chi avrebbe dovuto vigilare. Truffa aggravata ai danni dello Stato e falsa attestazione di presenza in servizio sono i reati che la Procura di Catanzaro contesta a Natale Bruzzaniti, 57 anni di Melito Porto Salvo ma domiciliato ad Africo, dove risultava dipendente dell'azienda Calabria Verde.
Cinque anni di assenteismo
Dal 2017 al 2022 avrebbe continuato a percepire lo stipendio pur non recandosi mai sul posto di lavoro. Lo si evince della attività di indagine svolte dal nucleo economico finanziario della Guardia di Finanza di Catanzaro. «I dati di positioning relativi alle utenze telefoniche, estrapolati al fine di verificare se quest'ultimo si fosse effettivamente recato nei luoghi dell'impiego, hanno evidenziato che il soggetto, per la maggior parte del tempo, monitorato, dimorava stabilmente a Roma e si recava in Calabria solo per brevi periodi, per lo più in occasione delle festività».
In Calabria in vacanza
Lo si legge nel decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip di Catanzaro, Chiara Esposito, per un valore di 93mila euro, l'importo percepito nei cinque anni in cui avrebbe attestato falsamente la sua presenza in servizio. «Anche nei periodi in cui si trovava in Calabria, in ogni caso, Bruzzaniti non si recava mai a lavoro» annota il gip. Inoltre, nel febbraio del 2022 condannato per i reati di traffico di sostanze stupefacenti ed estorsione avrebbe chiesto e ottenuto di essere sottoposto alla misura della detenzione domiciliare per potersi recare al lavoro. «Ma anche in tal caso la sua utenza non ha mai agganciato le celle telefoniche che servivano le zone in cui si trovavano i cantieri di lavoro a cui risultava assegnato».
La complicità dei capi squadra
Per cinque anni avrebbe attestato falsamente la presenza sul luogo di lavoro grazie alla presunta complicità di altre persone, indagate nella stessa inchiesta. Si tratta, in particolare, di Giuseppe Criaco, 68 anni di Africo, responsabile diretto di Bruzzaniti, ossia il suo capo squadra, «il quale compilava e sottoscriveva i rapporti giornalieri di cantiere». Coinvolti nell'inchiesta anche Pasquale Romeo, 69 anni di Africo, capo operaio, che «compilava e sottoscriveva il listino paga mensile e controfirmava il rapporto giornaliero di cantiere» e, infine, Antonio Romeo, 64 anni di Bianco, capo operaio da gennaio a giungo 2022.
«Non potevano non sapere»
Per il gip, sia il capo squadra che il capo operaio non potevano «ignorare la condotta sistematicamente assenteista del Bruzzaniti» e anzi «ne attestavano comunque la presenza sul luogo di lavoro». La somma indebitamente percepita si qualifica, pertanto, «come profitto indiretto del reato di truffa ai danni dello Stato» si legge nel decreto di sequestro, e in particolare nei confronti dell'azienda Calabria Verde, società in house della Regione Calabria che ha inglobato Afor e le comunità montane. «Appare evidente - conclude il giudice - che la libera disponibilità di tali somme possa costituire un incentivo alla reiterazione della condotta criminosa e che in tale contesto sussiste il concreto pericolo che la somma di denaro possa essere dispersa, occultata o comunque impiegata».
La nota di Calabria Verde
Intanto Calabria Verde fa sapere, attraverso una nota, di aver «avviato accertamenti, nell’ambito di un’indagine interna, sui fatti emersi e riportati dai media. L’azienda si riserva di costituirsi parte civile, anche a tutela dei danni di immagine patiti».