L'esclusione della ragazza non vedente dall'esame per il diploma ha scatenato una bufera di polemiche. Ora il dirigente scolastico dà la sua versione dei fatti: «Da parte nostra sensibilità, cura e dedizione. Patto educativo chiaro e approvato»
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All’indomani delle dichiarazioni rilasciate dalla mamma di Benedetta, la studentessa non vedente che frequenta l’istituto “Marconi” di Siderno non ammessa all’esame di maturità, il dirigente scolastico Domenico Zavettieri respinge le accuse e si difende.
Con una lunga nota, il dirigente scolastico Domenico Zavettieri dà conto della riunione «in seduta straordinaria e congiunta del Consiglio di Istituto e del Consiglio di Classe». Una nota, viene sottolineato, redatta e diffusa «al fine di tutelare l’immagine dell’Istituzione e scolastica e dei suoi docenti».
«Dall’incontro – si legge nel comunicato - è emerso il dovere di prendere posizione in ordine alla valanga di atti denigratori e mendaci contro la comunità scolastica da parte di chi ha sferzato insulti Sulla Dirigenza, sui Docenti del Consiglio di Classe, sulla Docente di Sostegno e ha gridato finanche “VERGOGNA” nei confronti della stessa scuola che ha accolto ed ospitato L. B. per ben otto anni. Negli ultimi giorni, si è assistito ad un crescendo impensabile di attacchi mediatici anche da chi della Scuola fa parte e la rappresenta e da chi è deputato alla tutela dei diritti sui minori; entrambi, in nome di una presunta solidarietà sociale, hanno prestato pretestuosamente il fianco alla precisa volontà di creare un caso. Con la presente nota si vuole informare l’opinione pubblica, audacemente e in sfregio ad ogni diritto alla riservatezza messa al corrente della condizione della vita privata scolastica di L.B., che le informazioni divulgate a mezzo stampa e sui social, oltre che essere diffamatorie, sono artefatte, utilizzate ad hoc, per nulla afferenti al vero, che celano la volontà di screditare una scuola che ha sempre avuto ogni sensibilità cura e dedizione per L.B».
E ancora: «Al fine di attirare l’attenzione pubblica e far riflettere chi legge, è necessario fissare il riflettore su un curioso e anacronistico dettaglio: come tutti sanno, l’esito dello scrutinio è segreto fino ad avvenuta pubblicazione dei risultati. Ebbene, quando ancora lo scrutinio della classe era in corso, si è scatenata la tempesta mediatica e, addirittura, sono giunte a scuola mail non firmate, apparentemente e provenienti da funzionari gerarchicamente preposti, contenenti consigli e suggerimenti sull’indirizzo e le determinazioni che l’organo collegiale avrebbe dovuto adottare in merito allo scrutinio di L.B. Contestualmente, già sulle testate locali, un Dirigente Scolastico dello stesso circondario, presentando la questione con apparente garbato preambolo, gridava allo scandalo facendo pubblicare l’articolo “Ragazza non ammessa agli Esami”. Ci piace immaginare che si sia trattato di un presagio dal momento che, il Dirigente che ha sposato la causa della ragazza, senza mai interloquire con la dirigenza dell’IIS Marconi, né conoscere il fascicolo personale di B., con evidente perdita di vista del ruolo istituzionale che ancora veste, sa bene che l’esito degli scrutini non poteva essere ancora noto. Sicuro è che la tempesta non è stata scatenata a caso, ma vi è il probabile intento di piegare ai desideri della madre della ragazza la volontà collegiale percorrendo strategicamente una via efficace, quella di sensibilizzare l’opinione pubblica, alternativa a quella legale che si sarebbe rivelata inefficace».
Poi, la stoccata a Marziale: «Al Sociologo Marziale, Presidente de1l’Osservatorio sui diritti dei Minori, che con convinzione e veemenza ha notiziato dell’intervento del Ministro Bianchi in favore di L.B. per ottenere un diploma, vogliamo dire: a scuola nulla è arrivato. Lei, come fa ad essere a conoscenza e divulgare provvedimenti che l’ufficio di Dirigenza e di Segreteria non conosce? Sarà un altro presagio».
Infine, con una certa dose di sarcasmo, il dirigente scolastico si rivolge direttamente ai lettori «che siete stati coinvolti a difesa di un nobile diritto, noi negletti, professori e Dirigente de1l’Istituto, noi che non abbiamo sensibilità per la condizione di L.B. e che sbagliamo, noi che della parola magica “inclusione non abbiamo capito il senso sociale, dobbiamo dire che L.B., non vedente e con plurime comorbilità, ha sempre seguito un percorso didattico-educativo condiviso dalla famiglia e dagli operatori sanitari preposti. L.B. ha frequentato la nostra scuola per otto anni su espressa richiesta della madre che ha voluto ed ottenuto che la ragazza permanesse nel nostro istituto oltre il tempo curriculare: per noi, avrebbe potuto e dovuto completare il percorso, in cinque anni. Nessuno di noi l’ha illusa o disillusa, il Patto Educativo e il percorso sono sempre stati chiari e condivisi. Consegniamo alla vostra riflessione considerare se l’atteggiamento protettivo riservato a L.B. possa essere interpretato come esclusione o emarginazione. Infine, non possiamo trascurare di manifestare il nostro disappunto sullo scempio che della privacy di L.B. si è fatto, compresa la pubblicazione di foto della ragazza, e la nostra incredulità al pensiero che gli artefici di questo scempio siano proprio le persone a lei vicine».