‘Ndrangheta stragista, il procuratore aggiunto Lombardo: «Quello che doveva essere il colpo di grazia, dopo aver avuto il Paese nelle mani, ce lo dice proprio Graviano. Andate a vedere cosa è accaduto fra il 23 e il 30 gennaio 1994»
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«Quello che Gaspare Spatuzza dice nel 2008 trova una conferma e non certo una smentita nelle parole di Graviano. Noi abbiamo questa fortuna: Graviano ha confermato che il dicembre ’93 e il gennaio ’94 non sono due mesi qualsiasi nella storia d’Italia». Sono parole che pesano davvero quelle pronunciate dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, nel corso della requisitoria del processo ‘Ndrangheta stragista in corso a Reggio Calabria.
Il magistrato, che sta ricostruendo il poderoso materiale probatorio raccolto nel corso dell’istruttoria dibattimentale, ha parlato delle dichiarazioni del boss Giuseppe Graviano come di un contributo formidabile per confermare quelle che erano state già le accuse mosse da Gaspare Spatuzza. E quest’ultimo, si sa, era uomo dei Graviano.
«I temi che Spatuzza introduce e poi consentono l’avvio di complesse investigazioni – rimarca Lombardo – non sono certo temi tardivi come qualcuno in determinate occasioni ha cercato di far credere e non sono temi incompleti. E non sono temi insufficienti nel momento in cui noi innestiamo nella ricostruzione altri elementi che li confortano e li confermano, tanto da creare una sovrabbondanza di elementi accusatori. Spatuzza non ha incertezze nell’individuare subito un programma che coinvolgeva componenti mafiose che andavano oltre la Sicilia. Il percorso di collaborativo di Spatuzza è quasi unico nel panorama giudiziario del nostro Stato».
Il Paese in mano alla mafia e il colpo di grazia
«Quello che si debba intendere come colpo di grazia dopo che abbiamo il Paese nelle mani, ce lo ha detto Graviano. Ma che senso ha, se hai raggiunto l’obiettivo del programma stragista che hai portato avanti, dare il colpo di grazia? Piccoli e grandi osservatori si stanno chiedendo perché Graviano ha deciso di rispondere a determinate domande quando poteva non farlo. C’è un passaggio nelle dichiarazioni di Graviano che noi, da italiani, non possiamo far finta di non aver sentito: «Mi chiesero di non far cessare le stragi». Eccola la spiegazione che completa logicamente quello che poteva sembrare in parte illogico. Perché – e qui Lombardo usa un esempio calzante – se la partita è vinta e mancano pochi minuti al fischio finale e ho 4 gol di vantaggio, io, il giocatore infortunato di classe non lo rischio in campo inutilmente». Il riferimento è al fallito attentato all’Olimpico. E a quell’incontro fra Graviano e Spatuzza al bar Doney. Lombardo s’infervora: «In quel momento, nei dintorni di via Veneto a Roma, se Graviano inizia a entrare nel discorso di dire che ha ricevuto richieste di non finire le stragi, deve dire da chi e quello non è più il livello di Spatuzza. E se lo fa trasforma Spatuzza in Graviano. E questo non lo può fare».
Il contesto politico
«Come possiamo non ritenere attinenti al ruolo di Graviano e Filippone quello che ruota intorno a tutto questo? Quando Graviano ci dice “guardate che la strage dell’Olimpico deve avvenire il 23 gennaio”, lui sa che quella è l’ultima domenica utile. Ma rispetto a cosa? Perché il campionato non finiva il 23 gennaio. Fra il 23 e il 30 gennaio 1994 in Italia doveva succedere qualcosa, Graviano lo sapeva e quel qualcosa è successo. Individuate voi quello che è successo, perché è un fatto storico».
Il riferimento chiaramente è al contesto politico che si mosse in quel periodo con la nascita di Forza Italia: «Rimaniamo in attesa che su quel fronte si possano avere risposte. Da chi Graviano l’ha appreso, noi lo possiamo solo immaginare».
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