Un esposto articolato sta per essere depositato alla Procura della Repubblica di Crotone da parte dell’Arci, locale e nazionale, e da una serie di associazioni riunite in una rete civica per capire fino in fondo cosa non ha funzionato nella catena di comando dei soccorsi.

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Un velivolo di Frontex, l’Agenzia europea per il controllo esterno delle frontiere, alle 22.26 del 25 febbraio, diverse ore prima del naufragio, individua il cacicco in balia delle onde. Sulla nave appare solo una persona, ma i termoradar indicano che la stiva è zeppa di essere umani. L’imbarcazione naviga a 40 miglia dalle coste italiane, in zona Sar (search and rescue, ricerca e soccorso) italiana: i salvataggi quindi sarebbero stati di competenza delle autorità italiane, secondo quanto stabilito dalle convenzioni internazionali.

Tuttavia l’evento non è stato classificato come “emergenza”, nonostante l’imbarcazione fosse carica di persone e le previsioni del tempo fossero pessime. Viene classificata come semplice operazione di polizia e non di soccorso, così alla volta dell’imbarcazione partono due lance della Guardia di Finanza che, a causa del mare, non riescono ad agganciare l’obiettivo. La guardia costiera italiana (che secondo Sergio Scandura di Radio Radicale avrebbe diramato un’allerta per un’imbarcazione in difficoltà sedici ore prima all’avvistamento di Frontex) non è intervenuta alla ricerca del barcone, presumendo che fosse in condizioni di sicurezza, come affermava il comunicato di Frontex, che tuttavia diceva anche che il caicco era sovraccarico e che non c’erano dispositivi di sicurezza.

Perché la Guardia Costiera dopo il rientro delle Fiamme Gialle non si è mossa? Il 1 marzo Vittorio Aloi, comandante della capitaneria di porto di Crotone, ha dichiarato che la scelta di non intervenire non è stata dettata dalle condizioni del mare, ma dalle “regole d’ingaggio” della guardia costiera, quindi da una catena di comando che secondo Aloi «sempre più spesso non dipende solo dal ministero dei trasporti, responsabile dell’attività della guardia costiera, ma anche dal ministero dell’interno», in base a «degli accordi ministeriali». Quel che è certo è che quando il cacicco impatta con la secca di Steccato a Cutro, in mare non c’è nessuno. Sono i pescatori del luogo ad accorgersi del naufragio e gettarsi immediatamente in mare per prestare i primi soccorsi, avvisando nel contempo le autorità preposte.

Il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, inizialmente non apre un’inchiesta sui soccorsi e sui presunti ritardi, ma soltanto sul naufragio, per il quale sono stati arrestati tre presunti scafisti, un turco di 45 anni e due pachistani, tra cui un minorenne. Sono accusati di lesioni, naufragio colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ma il 2 marzo la Procura apre un’altra indagine contro ignoti, sul ritardo nei soccorsi.

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Adesso quel fascicolo si arricchirà dell’esposto che stanno preparando i cittadini. L’esposto racchiude non solo le testimonianze dei parenti delle vittime e dei superstiti del naufragio, ma anche le comunicazioni ufficiali rilasciate dalle autorità italiane nelle ore successive alla tragedia e, soprattutto, le telefonate partite dal cacicco e i video registrati da alcuni migranti a bordo dell’imbarcazione.

Filippo Sestito, responsabile dell’Arci di Crotone dice «a me preme sottolineare la grande empatia e solidarietà dimostrata dalla gente di Crotone espressa anche con un grido silenzioso di giustizia rispetto alle cose incredibili che sono accadute. Gli sbarchi su questa costa sono frequenti, ma non erano mai successi episodi così gravi, come questa strage. Questa vicenda, quei corpi sulla spiaggia, le bare al PalaMilone hanno lasciato un impatto molto forte dal punto di vista emotivo. La nostra è una città di mare e qui le leggi del mare le conoscono tutti: in questa vicenda non sono state rispettate». Non è il solo a pensarla così, tant’è che diversi cittadini e associazioni stavano preparando un esposto e in queste ore si stanno mettendo insieme i materiali raccolti per unificare in un unico atto tutti i dubbi che ruotano attorno alla vicenda. In attesa del Consiglio dei Ministri annunciato dal Governo a Cutro. 

«Penso che il Presidente Mattarella - continua Sestito - con il suo gesto altamente simbolico abbia voluto far sentire forte la presenza e il cordoglio dello Stato per quanto accaduto. Nello stesso tempo ritengo abbia messo in difficoltà il Governo perché qui, a parte il ministro Piantedosi, non si è visto nessuno: né il Presidente del Consiglio, né ministri, né sottosegretari. Cosa verranno a fare lo vedremo. Spero che vengano chiariti ancora meglio le regole d’ingaggio per i soccorsi perchè gli sbarchi sono, inevitabilmente, destinati ad aumentare e tragedie simili non devono più accadere».