Medici senza frontiere: «Ancora una catastrofe, dal 2014 quasi 26mila morti nel Mediterraneo dove si continua a morire in modo incessante»
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«Ancora una catastrofe nel Mediterraneo. Uomini, donne e bambini. Intollerabile che l'unica via d'accesso all'Europa sia il mare. L'assenza di missione di ricerca e soccorso europea è un crimine che si ripete ogni giorno». Così un tweet di SeaWatch, l'organizzazione tedesca no-profit che opera nel Mediterraneo centrale in merito al naufragio avvenuto al largo di Crotone all'alba di oggi.
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«Sono oltre 25.800 dal 2014 i morti e dispersi lungo la rotta del Mediterraneo centrale, oltre 120 casi accertati solo nel 2023, tra cui molti bambini, ma resta una stima al ribasso che considera soltanto i casi segnalati o di corpi ritrovati», dice all'Ansa il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini.
«Nel Mediterraneo si continua a morire»
«Nel Mediterraneo si continua a morire in modo incessante in un desolante vuoto di capacità di soccorso. A poche decine di chilometri dalle coste italiane, quando la meta era davanti agli occhi, è annegato il futuro di decine di persone che cercavano una vita più sicura in Europa. È umanamente inaccettabile e incomprensibile perché siamo sempre qui a assistere a tragedie evitabili. È un pugno sullo stomaco, non ci sono altre parole. Msf ha dato la disponibilità alle autorità per attivare un primo soccorso psicologico per i sopravvissuti». Così Sergio Di Dato, capo progetto Peolple on the Move, Medici Senza Frontiere.
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«Ancora una volta morti ingiuste»
«Ancora una volta, l'ennesima, ci troviamo a piangere la morte ingiusta di chi cerca un futuro migliore in fuga da guerre e povertà. Mentre la politica, in Italia e in Europa, pensa di risolvere con muri e restrizioni per le Ong». Così in un tweet Filippo Ungaro, direttore della Comunicazione di Save the Children Italia, in un tweet.
Occhiuto: «Dov'è l'Europa?»
«Cosa ha fatto l'Unione europea in tutti questi anni? Dov'è l'Europa che dovrebbe garantire sicurezza e legalità? Che fine hanno fatto le operazioni di dialogo con i Paesi d'origine dei migranti?». Sono le domande che pone, in una nota, il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, in relazione alla tragedia dello sbarco di migranti a Cutro. «Tutte domande che, purtroppo - aggiunge Occhiuto - ad oggi non hanno alcuna risposta. E chi sta nei territori, a stretto contatto con la realtà di tutti i giorni, è costretto a gestire le emergenze e a piangere i morti».