La storia è scritta in granitiche sentenze che hanno cristallizzato una verità processuale che non può essere scalfita. Frutto di inchieste giudiziarie, quelle a suo tempo coordinate da Nicola Gratteri quando era alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che hanno spiegato oltre ogni ragionevole dubbio quel che accadde a Duisburg il 15 agosto del 2007. 


La Corte di Cassazione ha così respinto il ricorso straordinario presentato dall’avvocato Eugenio Minniti nell’interesse di Giovanni Strangio, condannato in via definitiva all’ergastolo, perché ritenuto il deus ex machina della mattanza consumata in Germania, che sotto una pioggia di fuoco spezzò le vite di Francesco Giorgi, 16 anni, Tommaso Venturi, 18, Francesco Pergola, 22, Marco Pergola, 20, Marco Marmo, 25, e Sebastiano Strangio, di 39 anni.


Il ricorso dell’avvocato Minniti aveva superato il filtro dell’ammissibilità, ma è stato poi rigettato dai supremi giudici. Il difensore di Giovanni Strangio, per dimostrarne l’estraneità alla strage e per collocarlo lontano dal massacro, aveva basato le sue argomentazioni sulle nuove dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Vincenzo Consoli, su contestate contraddizioni delle motivazioni che hanno portato alla definitiva condanna del suo assistito e, infine, l’omessa valutazione dei alcuni testimoni.