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La verità giudiziaria sulla strage di Duisburg potrebbe essere riscritta. Ne è convinto l’avvocato Eugenio Minniti che ha presentato un ricorso straordinario alla Corte di Cassazione, chiedendo che venga rivalutata la posizione di Giovanni Strangio, condannato in via definitiva all’ergastolo perché ritenuto l’ideatore della mattanza in terra tedesca che costò la vita a sei persone. Strangio, stando al ricorso presentato dall’avvocato Minniti, non partecipò a quella missione di morte. E le argomentazioni del legale sono state ritenute meritevoli di attenzione da parte della Corte di Cassazione che ha fissato l’udienza per il prossimo 28 marzo, superando quindi il filtro dell’inammissibilità, circostanza per nulla scontata di fronte a sentenze di questo genere.
Sono tre le doglianze dell’avvocato Minniti, rispetto alla sentenza contestata, che non sarebbero state minimamente trattate: la mancata rilevazione delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Consoli, «incongruamente ritenute attendibili nel loro complesso» e che riguardano una confessione stragiudiziale attribuita a Giuseppe Nirta; e poi una motivazione contraddittoria che «recepisce acriticamente – si legge nell’atto di ricorso – tutti gli elementi indizianti, sebbene taluni di essi siano confliggenti»; ed ancora l’«omessa valutazione di due prove a discarico relative a dichiarazioni di altrettanti testimoni».
In buona sostanza, per l’avvocato Minniti, nella sentenza di cui si discute, Strangio viene collocato contemporaneamente in due luoghi assolutamente diversi e a bordo di autovetture differenti portando a due ricostruzioni della fase esecutiva che sarebbero «radicalmente incompatibili». Tutti elementi che, per la difesa, se debitamente considerati avrebbero portato a diverso giudizio. Toccherà ora alla Cassazione stabilire se effettivamente la tesi del legale sia fondata.