«Oggi sono 18 giorni dal naufragio che ha visto morire almeno 86 persone, molte delle quali bambini e adolescenti. Questi 18 giorni sono stati molto difficili, per i sopravvissuti e per i familiari, dispersi in terra alla ricerca di verità e giustizia.  Molti sono ancora i dispersi e molte, troppe, sono ancora le domande che attendono una risposta». È quanto scrive in una nota la portavoce di Rete 26 Febbraio Manuelita Scigliano

«Oggi alcuni parenti e sopravvissuti sono stati invitati a Palazzo Chigi dalla Presidente del Consiglio, la stessa carica del Governo che, giunta a Cutro per il Consiglio dei Ministri, non ha invece ritenuto opportuno - continua la nota - di recarsi al PalaMilone dove erano e sono tuttora le salme dei corpi ritrovati o di incontrare sopravvissuti e familiari. Familiari e superstiti hanno detto chiaramente durante il corteo dello scorso 14 marzo, “la premier non è venuta per non sentire l’odore e guardare in faccia la morte”. Quei morti che avrebbero potuto e dovevano essere soccorsi e salvati».

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«Questo invito a Roma ci sembra un gesto tardivo e irrispettoso, un tentativo di rimediare a una grave mancanza. Una ulteriore, offensiva, strumentalizzazione. Oggi familiari e superstiti hanno scelto di accettare l’invito e recarsi a Roma per poter porre delle domande, per chiedere rispetto, giustizia e verità. Per i vivi e per i morti. Per chiedere il perché di un mancato soccorso a pochi metri dalla riva. In parte consapevoli - prosegue la nota di Rete 26 Febbraio - che le loro aspettative rimarranno deluse e che il loro dolore e le loro richieste di giustizia saranno ancora usate da un governo che ha già ampiamente strumentalizzato la tragedia di Cutro».

Per Rete 26 Febbraio «un Governo che, mentre ancora si piangono i vivi e i morti e il mare continua a restituire corpi, mentre il relitto dell’imbarcazione resta incagliato quasi a riva forse con il suo carico di morti, ha usato la strage di Cutro per un nuovo decreto immigrazione. Un decreto che, non solo nulla dice sulla necessità di soccorrere le persone in mare e colpisce i presunti scafisti spesso in realtà vittime di tratta, ma prevede un complessivo inasprimento delle norme dalla detenzione amministrativa alla restrizione della protezione speciale. Un decreto che usa la strage di Cutro per implementare clandestinità e sfruttamento».

«Un Governo che continua a finanziare i miliziani libici, a stringere accordi con i dittatori, a respingere alle frontiere terrestri e aeroportuali, a criminalizzare il soccorso in mare. A Cutro almeno 86 persone sono state lasciate morire per mancato soccorso e altre ancora sono state lasciate morire nel Mediterraneo centrale pochi giorni fa. Non riusciamo più neanche a contare i morti nel Mediterraneo. La strage di Cutro è una strage di Stato - conclude la nota - come tutti i morti in mare e alle frontiere. L’unico modo per fermare le morti per immigrazione e il traffico di esseri umani, non è inasprire norme e chiudere i confini, ma aprire canali legali e sicuri di ingresso, garantire il diritto d’asilo, alla protezione e al soccorso».