Il rapporto dell’agenzia europea: «Il monitoraggio spettava a Roma. Nessuna risposta all’offerta di un aereo per aiutare i soccorsi e nessuna richiesta di fare ulteriori accertamenti»
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Al momento dell’avvistamento del barcone naufragato a Cutro nella notte tra il 25 e il 26 febbraio di un anno fa, nella centrale di sorveglianza dell’agenzia a Varsavia c’erano anche due ufficiali italiani e «nessuno dei due ha comunicato che il caso fosse di particolare interesse». È il primo dei nuovi elementi dello scontro tra l’Italia e Frontex: un rimpallo di competenze nella tragedia che costò la vita ad almeno 94 migranti.
Secondo: quando Frontex ha deciso di non classificare l’avvistamento come situazione di pericolo, «non c’è stata alcuna obiezione» da parte degli italiani presenti nella sala, «né c’è stata la richiesta di fare ulteriori accertamenti». Terzo elemento: subito dopo il naufragio, quando è stata decretata l’operazione di ricerca e soccorso, Frontex ha offerto la disponibilità di un aereo per perlustrare la zona, ma «non è stata ricevuta alcuna risposta scritta». Ultimo dato emerso nel rapporto dell’ufficio per i diritti fondamentali di Frontex: dopo la tragedia, l’agenzia ha chiesto alle autorità italiane informazioni sull’attività di monitoraggio intrapresa dopo la segnalazione senza ottenere risposte.
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È “La Stampa” a mettere in fila i contenuti del rapporto stilato lo scorso 17 novembre. Il documento sottolinea che, dopo la segnalazione dell’imbarcazione, l’Italia avrebbe dovuto «imperativamente» avviare un’attività di «monitoraggio o persino di assistenza» perché, pur in assenza di segnali di un pericolo imminente, «casi come questo possono degenerare rapidamente in una situazione di emergenza».
La mancanza di comunicazione non avrebbe permesso a Frontex di giudicare l’intervento messo in campo dall’Italia. La speranza, dunque, è che l’indagine della Procura di Crotone porti «chiarezza». Frontex non cita i nomi degli esperti italiani ma il sito “Euractiv” spiega che sarebbero un ufficiale della Guardia di Finanza e uno della Guardia Costiera (i corpi militari non hanno rilasciato commenti sui fatti).
“Euractiv” spiega che, secondo il rapporto, i due rappresentanti italiani svolgevano la funzione di collegamento rispettivamente con il Centro di coordinamento internazionale (Icc) di Roma e con il Centro italiano di coordinamento del soccorso marittimo (Mrcc), «con i quali vi sono scambi costanti, spesso per telefono». Tuttavia, «nessuno dei due [rappresentanti italiani presenti nella sala] ha comunicato al team leader della Sala di monitoraggio europea che il caso era di particolare interesse».
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Euractiv riepiloga la cronologia degli eventi. La notte del 25 febbraio, l’aereo di Frontex intercettò l’imbarcazione. Secondo i segnali termici, l’imbarcazione «avrebbe potuto trasportare un gran numero di persone», aveva dichiarato all’epoca un funzionario di Frontex a Euractiv. L’aereo è dovuto tornare alla base dopo pochi minuti a causa del peggioramento delle condizioni meteorologiche.
Al momento dell’avvistamento, l’imbarcazione stava navigando normalmente a circa sei nodi con mare a forza 4 (in una scala che va da 1 a 7, forza 4 significa onde tra 1,25 e 2,5 metri). Il rapporto di avvistamento è stato inviato da Frontex alle autorità italiane 30 minuti dopo l’intercettazione.
Tuttavia, il caso è stato valutato come una situazione di «non emergenza» nella sala di monitoraggio europea della sede di Varsavia di Frontex, soprattutto a causa della «navigazione regolare».
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Dopo l’intercettazione, le autorità italiane, responsabili di decidere se avviare un’operazione di ricerca e salvataggio (Sar), hanno effettuato un pattugliamento di polizia, inviando nella zona due navi della Guardia di Finanza.
Tuttavia, queste sono dovute rientrare in porto a causa del mare mosso, come dichiarato dalle autorità in un comunicato stampa dopo il naufragio.
Durante la notte, il quartier generale di Frontex è riuscito a intercettare una chiamata satellitare dell’imbarcazione di migranti verso la Turchia. In seguito, l’agenzia di frontiera dell’Ue ha passato il numero alle autorità italiane, si legge nel rapporto.
Nelle prime ore del 26 febbraio, l’imbarcazione è affondata perché ha urtato un punto invisibile e poco profondo dell’acqua, dopodiché sono iniziate le operazioni Sar.
Dopo l’avvistamento, l’Ufficio per i diritti fondamentali di Frontex ha chiesto alle autorità italiane i dettagli delle misure adottate dopo l’avvistamento, senza ricevere alcuna risposta. «L’Ufficio per i diritti fondamentali di Frontex non ha potuto analizzare e commentare le misure adottate dalle autorità italiane dopo aver ricevuto le informazioni sull’avvistamento», spiega il rapporto.
L’ufficio ha raccomandato all’agenzia di «rivedere il modello di rapporto di avvistamento con sezioni specifiche per garantire la compilazione standardizzata da parte dei diversi capi squadra e la completezza delle informazioni per un SAR efficace».