La Corte d'Appello di Catanzaro ha confermato la sentenza di non luogo a procedere emessa dal Gup del Tribunale di Castrovillari, Biagio Politano, il 12 aprile scorso, nei confronti di Alessandro Tocci, Antonio Carlomagno, Antonio Cersosimo, Giovanni Vancieri, Marco Massaro, Francesco Nicoletti, Vincenzina Cerchiara, Giuseppe Cesarini, Luigi Sauve, Paolo Franzese, imputati nel processo per la tragedia delle gole del Raganello a Civita, dove, a causa di una improvvisa ondata di piena, il 20 agosto 2018, morirono nove escursionisti e una guida.

La sentenza del Gup di Castrovillari, che era stata appellata dalla Procura generale, disponeva il non luogo a procedere per il sindaco di Civita, Alessandro Tocci, per il reato di inondazione mentre restavano in piedi le imputazioni di omicidio colposo e omissione atti d'ufficio, per le quali è in corso il processo nel Tribunale di Castrovillari. Mentre per gli altri due sindaci (Antonio Cersosimo di San Lorenzo Bellizzi, Antonio Carlomagno di Cerchiara) il Gup aveva deciso il non luogo a procedere oltre che per l'imputazione di inondazione anche per omicidio colposo, facendo restare in piedi solo l'imputazione di omissione atti d'ufficio.

Gli indagati erano accusati, a vario titolo, di omicidio colposo, inondazione, lesioni colpose, omissione in atti d'ufficio ed esercizio abusivo della professione. «La terza sezione penale della Corte d'Appello di Catanzaro con il dispositivo di sentenza emesso oggi - ha dichiarato uno dei difensori del sindaco di Civita, l'avvocato Riccardo Rosa - ha confermato l'estraneità del sindaco Tocci dal reato di inondazione. Una pronuncia che costituisce un primo vaglio di giustizia e di verità processuale. Confidiamo che anche con riferimento alle altre imputazioni per le quali pende il processo presso il tribunale di Castrovillari - ha aggiunto l'avv. Rosa - venga dichiarata la sua innocenza». Per l'avvocato Emilio Franzese, la Corte d'Appello di Catanzaro ha «confermato la decisione assunta a suo tempo dal Gup del Tribunale di Castrovillari, Biagio Politano, che nel Raganello non vi erano guide che esercitavano abusivamente la professione».