Angelo Borrelli, capo della Protezione Civile nazionale, ha raggiunto Civita per un incontro operativo coordinato nella sede municipale dal prefetto Paola Galeone. Accompagnato dal presidente della regione Mario Oliverio ha voluto toccare con mano gli aspetti della tragedia di lunedì pomeriggio. Il suo arrivo non è solo il segnale di vicinanza dell’intero sistema di emergenza nazionale ai familiari delle vittime e dei feriti. C’è la necessità di capire se l’incidente, costato la vita a dieci persone, poteva essere evitata. Di capire perché quell’allerta gialla diramata ventiquattr’ore prima della piena è stata ignorata.

Visita di cordoglio ai familiari delle vittime e vicinanza ai feriti

Come il ministro Costa, anche Borrelli si è recato in mattinata all’ospedale di Castrovillari per incontrare i familiari di vittime e feriti. Quindi il ringraziamento ai vigili del fuoco, agli uomini del soccorso alpino e a tutti gli altri corpi impegnati immediatamente dopo il dramma, per evitare ulteriori vittime. Subito dopo il capo della Protezione Civile nazionale ed Oliverio hanno presieduto il vertice operativo nel municipio, coordinato dal prefetto Paola Galeone. La macchina dei soccorsi ha funzionato ma è il sistema di prevenzione ad essere adesso vivisezionato. Il canyon attraversato dal torrente killer insiste nel territorio di quattro comuni. Oltre a Civita ci sono San Lorenzo Bellizzi, Cerchiara di Calabria e Francavilla Marittima. Eppure mancava un coordinamento di valutazione del rischio di un repentino ingrossamento del Raganello, dovuto a piogge cadute a monte delle gole. Una falla nella catena di comando. Da qui si partirà per risalire alle responsabilità.