Collega le due coste attraversando la Locride. Fondamentale per decine di comuni e migliaia di automobilisti, è funestata da continui incidenti come l’ultimo che ha causato tre vittime. Da settembre rimarrà chiusa per due anni per lavori. Ma la strada alternativa fa più paura (ASCOLTA L'AUDIO)
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Fondamentale, eppure inadeguata. Indispensabile, ma pericolosissima. Il terrificante incidente di domenica sera che finora ha fatto registrare tre vite perdute è solo l’ultimo, in ordine di tempo, di una lunga serie di tragedie automobilistiche che hanno segnato la storia della statale 682. Nata già vecchia all’alba dei ’90 su un progetto elaborato 20 anni prima, la Jonio – Tirreno continua a riscuotere il suo puntuale tributo di sangue, frutto di un tracciato novecentesco, con unica carreggiata a doppio senso di marcia, su cui giornalmente si riversano migliaia di mezzi.
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Non si contano gli incidenti gravi che hanno interessato il traffico che quotidianamente taglia la provincia di Reggio da parte a parte. Nel gennaio del 2012, nei pressi dello svincolo di Mammola, sul versante jonico della montagna, furono 4 i morti frutto di un incidente tra due utilitarie: in quella occasione morirono tre giovani tra i 18 e i 26 di Guardavalle (Giuseppe Franco, Antonio Andreacchio e Cosimo Pugliese) e Antonio Giorgi, cinquantenne di San Luca. Anche in quella mattina d’inverno le due auto si scontrarono frontalmente.
Nell’agosto dello stesso anno, nel comune di Melicucco a poche centinaia di metri dall’incidente di domenica sera, furono tre le auto a scontrarsi frontalmente probabilmente durante una fase di sorpasso. Furono Paolo Carbone e Giuseppe Piscioneri a perdere la vita in un incidente tremendo che fece registrare anche sei feriti tra cui un bambino di neanche due mesi.
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E ancora, nel novembre del 2014 quando le vittime della Jonio - Tirreno furono addirittura sei. Anche in quel giorno di autunno si trattò di un terrificante frontale tra due utilitarie che si polverizzarono nello scontro uccidendo Pasquale e Francesco Barbaro, padre e figlio originari di Platì ma residenti a Locri e quattro ragazzi di Siderno tra i 23 i 30 anni: Luigi Moro, Giuseppe Figliomeni e i fratelli Gabriele e Napoleone Luciano seguivano in trasferta il Siderno impegnato a Rosarno per una partita di campionato. Non ci arriveranno mai.
Fu questa ultima tragedia, maturata anche a causa dell’alta velocità, a convincere le istituzioni a dotare il tracciato di sei postazioni fisse di controllo della velocità. Sei autovelox con sistema tutor, tre per senso di marcia, posizionati nei tratti in discesa della trasversale – quelli dove è più facile superare i limiti – che hanno contribuito a convincere gli automobilisti ad alzare il piede dall’acceleratore ma che non hanno fermato le stragi. Un ulteriore autovelox era stato installato poi su iniziativa del comune di Melicucco, storia di qualche settimana fa, a poca distanza dal luogo dell’incidente di domenica.
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Una strada indispensabile – l’unica che taglia la provincia di Reggio da parte a parte – che mostra i segni del tempo e che, nonostante le proteste di sindaci e operatori turistici e commerciali, verrà chiusa dal prossimo gennaio per quasi due anni per «improcrastinabili lavori di manutenzione straordinaria» sulle due maggiori gallerie presenti. Una strada fondamentale, trafficatissima e con evidenti problemi di progettazione che pure rimane l’unica arteria in grado di alleviare l’isolamento della Locride. Una strada che da gennaio in avanti, verrà sostituita con un tracciato pensato e realizzato circa un secolo prima di quello che andrà a sostituire. Toccherà incrociare le dita.