«Tutti sapevano, ma nessuno ha fatto niente». È questa l’amara conclusione cui giunge la Procura regionale della Corte dei Conti nell’ipotizzare un danno erariale di oltre un milione e mezzo di euro nei confronti del “dipendente fantasma” Salvatore Scumace e, in concorso, nei confronti di altri otto funzionari dell’azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, accusati di aver «intenzionalmente scelto di tacere perché condizionati dalla paura o probabilmente da quel sentimento di indifferenza, omertà, disinteresse, rinuncia, accondiscendenza con il crimine, quieto vivere che spesso connota la condotta di chi si gira dall’altra parte senza far nulla, in particolare, quando sono in discussione interessi pubblici e non privatistici».

La scure della Corte dei Conti

È duro, insomma, il giudizio del pubblico ministero della Procura della Corte dei Conti, Gianpiero Madeo, sul cui tavolo è finito il fascicolo d’indagine che il 20 aprile 2021 ha condotto il nucleo di polizia economica finanziaria della Guardia di Finanza, sotto il coordinamento della Procura di Catanzaro, a notificare un avviso di conclusione delle indagini a sette dipendenti dell’azienda ospedaliera per i reati di abuso d’ufficio e falsità ideologica e materiale. Tra questi, appunto, anche Salvatore Scumace, dipendente incardinato al centro operativo emergenza incendi e licenziato nell’ottobre del 2020, dopo quindici anni di sistematica assenza dal luogo di lavoro.

Substrato omertoso

Dal 26 luglio 2005 fino a settembre 2020, tuttavia, il dipendente ha continuato a percepire lo stipendio per una somma complessiva superiore a mezzo milione di euro. E ciò, secondo la ricostruzione di Finanza e Procura, sarebbe stato possibile attraverso «condotte intimidatorie e minacciose che hanno trovato terreno fertile nel substrato culturale omertoso che ha caratterizzato chi all’interno dell’ospedale sapeva e doveva controllare, ma non ha fatto nulla».

15 anni senza lavorare

Nel luglio del 2005, infatti, il dipendente viene assegnato al nascente centro operativo emergenza e incendi ma già dopo qualche giorno dichiara candidamente al responsabile di non essere disponibile a lavorare. E dalle parole ai fatti: dopo circa cinque mesi dall’assegnazione il responsabile del centro «sarebbe stato raggiunto in ufficio da un individuo che non conosceva, il quale gli intimava di non creare problemi allo Scumace minacciando lui e i suoi figli e fornendo dettagli sulla sua vita privata». La stessa Guardia di Finanza avrebbe poi riscontrato come il dipendente «si era ripetutamente interfacciato per telefono con diversi soggetti aventi rilevanti precedenti di polizia, riconducibili agli ambienti della criminalità organizzata calabrese», attraverso l’esame dei tabulati telefonici.

Premio produttività

Il caso viene successivamente in luce solo nel giugno del 2020, quando Salvatore Scumace si ripresenta al lavoro dopo 15 anni e pretende di ricevere «ulteriori somme, derivanti dall’inquadramento in un maggior livello». «Tale vicenda è esplicativa – annota il pubblico ministero – al fine di comprendere quale fosse il senso di impunità che ha caratterizzato la condotta dello Scumace e il disprezzo che lo stesso aveva della cosa pubblica e dei propri obblighi». Solo allora inizia la procedura di segnalazione alla commissione di disciplina che si completerà nell’ottobre del 2020 con il licenziamento senza preavviso.  

«I militari nell’ascoltare tutti i soggetti coinvolti in tale vicenda hanno sostanzialmente ricostruito un clima di inquietante omertà all’interno dell’ospedale, squarciato solamente dopo ben 15 anni, quando la vicenda è giunta a conoscenza dei vertici della struttura sanitaria, cioè del direttore amministrativo Mantella e del commissario Zuccatelli».

Danno erariale

Dopo l’avvio del procedimento penale, se ne profila adesso anche uno contabile di più ampia portata nei confronti di nove persone a cui la Procura ha trasmesso un invito a dedurre. Oltre al danno erariale derivante dall’aver versato puntualmente lo stipendio ad un dipendente assente, se ne ipotizza anche uno d’immagine all’azienda ospedaliera che è quantificato in un milione di euro. In tal senso, la Procura passa in rassegna tutte le testate giornalistiche dove è comparsa la notizia dell’avvio del procedimento penale; dieci pagine di agenzie, emittenti televisive, testate online regionali, nazionali e perfino internazionali tra cui, per citarne alcune, figurano anche Bbc, The Guardian, The New York Times, El Mundo e Der Spiegel.  

Nessuno ha fatto niente

Anche in questo caso, pari responsabilità vengono ravvisate sia nei confronti del dipendente infedele che dei funzionari pubblici. «Il danno erariale risulta riconducibile – annota il pm – con un nesso di causalità diretto non solo alla condotta dello Scumace ma anche all’agire dei dirigenti e dei funzionari coinvolti che, nonostante consapevoli della condotta illecita, non hanno attuato le azioni necessarie per correggerla o farne terminare gli effetti, pur avendone un obbligo giuridico». Insomma, tutti sapevano ma nessuno ha fatto niente.