Il progetto di ammodernamento della SS106 Jonica, con la realizzazione della tratta Sibari-Rossano, rischia di subire uno stop imprevisto a causa di un ricorso presentato da un comitato civico formato da proprietari terrieri al Presidente della Repubblica. La contestazione, firmata da 37 cittadini, riguarda le modalità di esproprio previste e la presunta mancanza di coinvolgimento delle amministrazioni locali di Cassano Jonio e Corigliano Rossano, i cui consigli comunali avrebbero dovuto approvare le varianti urbanistiche necessarie. Il rischio concreto è che i ritardi nell’iter procedurale facciano perdere il finanziamento da 1,2 miliardi di euro già destinato alla realizzazione dell’opera.

Il nodo del finanziamento e la minaccia della revoca

Secondo quanto stabilito dall’articolo 4 del Decreto Interministeriale 257/2023, il mancato rispetto dei tempi previsti per la realizzazione del progetto comporterebbe la revoca dei fondi assegnati. La Direzione generale per le strade e le autostrade del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, infatti, ha il potere di ritirare il finanziamento nel caso in cui i cronoprogrammi non vengano rispettati. In tale eventualità, i fondi revocati verrebbero riassegnati ad altre opere già in fase avanzata o ritenute più urgenti, con particolare riferimento a quelle riguardanti la stessa SS106, come la riqualificazione della Rossano-Crotone o la variante dell’area Grecanica. 
Questa possibilità è vista come uno scenario sempre più probabile, data la complessità del contenzioso legale avviato e le difficoltà nel rivedere il tracciato senza ripartire da zero con le procedure. Questo scenario metterebbe il progetto in coda rispetto ad altri interventi infrastrutturali di maggiore priorità.

Le critiche del comitato civico

Il comitato civico ha espresso forti riserve riguardo alla gestione dell’intero iter procedurale. Tra i principali punti critici del ricorso vi è l’accusa di aver bypassato il corretto processo decisionale coinvolgendo poco o nulla le comunità locali.
Inoltre, viene contestata l’eccessiva accelerazione delle procedure, favorita dal regime commissariale previsto dal Decreto Sblocca Italia, a scapito di una valutazione approfondita dei costi e dei benefici dell’opera. Le verifiche tecniche ritenute essenziali, come l’analisi preventiva dei rischi archeologici e ambientali, non sarebbero state completate in maniera adeguata, secondo i promotori del ricorso. Questi aspetti sono considerati fondamentali per un progetto di tale portata, che coinvolge un territorio complesso sia dal punto di vista ambientale che culturale.

Il rischio di uno stallo e di una battuta d’arresto

Ad oggi, il progetto della tratta Sibari-Rossano non può essere rivisto senza incorrere in un sostanziale azzeramento dell’iter. Rivedere il tracciato significherebbe affrontare nuovamente tutta la trafila burocratica, con tempi di realizzazione che andrebbero ben oltre quelli consentiti.
Questo, secondo le normative vigenti, causerebbe inevitabilmente la perdita del finanziamento, con un danno enorme per l’intera area jonica e per la Calabria in generale, che attende da anni un miglioramento delle infrastrutture stradali e ferroviarie. Se il ricorso dovesse andare avanti e bloccare l’avanzamento del progetto, la regione rischierebbe di perdere una preziosa opportunità di sviluppo. I 1,2 miliardi di euro, vitali per la realizzazione dell’opera, verrebbero dirottati verso altre opere già pronte o più urgenti, con un impatto significativo sulla mobilità e l'economia locale.