Le indagini partite nel 2017 a seguito di diversi incendi di auto. Al vertice c'era Giuseppe Tarcisio, legato a Vincenzo Tarcisio, condannato nel 2017 per associazione a delinquere di stampo mafioso e ritenuto vicino alla cosca Giampà
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Diciannove persone sono state iscritte nel registro degli indagati con accuse a vario titolo per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso, estorsione e spaccio di droga dalla Dda di Milano, a seguito di un'inchiesta coordinata inizialmente dalla Procura di Varese, ritenute parte di due reti criminali a Varese, non in contrasto e dedite a due filoni di reati principali, lo spaccio di cocaina nei locali e le estorsioni, e rispettivamente vicine a clan criminali napoletani e calabresi.
Le indagini sono partite nel 2017 a seguito di diversi incendi di auto. Al vertice della rete criminale "napoletana", come emerge dall'indagine denominata "Nerone" condotta dai carabinieri del Comando Provinciale di Varese, c'era Giuseppe Tarcisio (alias "zio Pino"), legato a Vincenzo Tarcisio, condannato nel 2017 per associazione a delinquere di stampo mafioso e ritenuto vicino alla cosca Giampà.
Oltre allo spaccio di droga, che avveniva all'interno di eleganti locali, di cui alcuni sul fronte del lago Maggiore, la rete era dedita anche alle estorsioni, con tanto di interessi recuperati a suon di aggressioni fisiche e atti intimidatori, che gli indagati mettevano in atto «avvalendosi della forza intimidatrice derivante dalla suggestione di un vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento ed omertà che ne derivano, in ragione della peculiarità delle richieste che esprimono tecniche collaudate tipiche del controllo del territorio», come si legge nelle carte giudiziarie.